Si riaccende la speranza per Meriam
La pena di morte al momento sembrerebbe esclusa
La massiccia ed immediata mobilitazione internazionale che ha seguito la lettura della sentenza sembra avere dato i suoi frutti Meriam Yahia Ibrahim Ishag la giovane donna sudanese in carcere dal febbraio scorso perché accusata di adulterio ed apostasia, con molte probabilità subirà un nuovo processo.
Secondo quanto riferito dalla presidente di Italians For Darfur – Antonella Napoli – « Meriam, avrà un nuovo processo. Il suo caso sarà studiato e deciso dalla Corte Suprema. Abbiamo avuto la conferma dal nostro referente a Khartum di Sudan Change Now, Khalid Omer Yousif, che sta seguendo il caso da quando Meriam è stata arrestata il 17 febbraio scorso insieme al figlio di 20 mesi». In questo modo, il pericolo dell’impiccagione parrebbe scongiurato.
L’avvocato di Meriam Al-Shareef Ali al-Shareef Mohammed, ha dichiarato che intende presentare ricorso contro il verdetto, definito affrettato e privo di fondamenti giuridici. Secondo il legale infatti, il giudice si sarebbe rifiutato di ascoltare i testimoni della difesa ignorando palesemente i principi costituzionali di libertà di religione ed uguaglianza fra i cittadini. «Il giudice ha oltrepassato il proprio mandato quando ha deciso che il matrimonio di Meriam non è valido perché suo marito non appartiene alla sua religione» – dichiara Al-Shareef Ali al-Shareef Mohammed – « pensava più alla legge islamica sharia, che non alle leggi e alla Costituzione del Paese».
Intanto in un’intervista a Radio Omdurman Al- Fateh Ezzedin- presidente del Parlamento del Sudan- ha spiegato che la sentenza emanata dal tribunale di Khartum, rappresenta il primo grado di procedimento giudiziario che assicura, seguirà tutte le tappe fino ad arrivare alla Corte Costituzionale. Secondo Ezzedin che ha invitato i principali mezzi di comunicazione stranieri a non diffondere notizie false «l’attenzione dei media internazionali per il caso della donna sudanese, mira a danneggiare la reputazione del Paese e del suo sistema giudiziario». A detta di Ezzedin, la notizia che la donna sarebbe cresciuta in un contesto familiare non musulmano, sarebbe falsa. Daniel Wani marito della giovane donna, intervistato dalla Cnn dopo la lettura della sentenza, disperato ha ammesso di non sapere cos’altro fare se non pregare.
Nel frattempo la mobilitazione per salvare Meriam continua, #SaveMeriam è l’hashtag più twittato delle ultime ore. In Italia il quotidiano Avvenire ha lanciato la campagna #Meriamdevevivere, alla quale ha subito aderito anche Matteo Renzi che dal suo account twitter scrive « Mi unisco alla campagna di Avvenire #Meriamdevevivere. L’Italia farà sentire la sua voce anche nelle sedi diplomatiche #Libertàdifede».
E intanto Meriam incinta di 8 mesi, attende il proprio destino in una cella del carcere femminile, insieme al suo bimbo di 2 anni. Nonostante stia avendo un gravidanza difficile, le autorità per ragioni di sicurezza non hanno acconsentito al suo trasferimento presso un ospedale privato. E da quanto dichiarato dal suo avvocato, il bambino si trova in condizioni di salute difficili : «Risente del fatto di essere rinchiuso in prigione da così tenera età – ha denunciato il legale alla Cnn – è sempre malato per mancanza di igiene e cimici».