Pubblicato: gio, 28 Mar , 2024

CON LA POVERTA’ CRESCONO ANCHE LE MAFIE

CON LA POVERTA’ CRESCONO ANCHE LE MAFIE

Di Filippo Torrigiani

Consulente Commissione Parlamentare Antimafia

C’è un fatto di attualità che desta fondata preoccupazione: in questo paese, purtroppo, sono troppi i dirigenti politici che hanno derubricato i temi della povertà a questione da Ztl: l’impoverimento sempre più pregnante della società sta assumendo contorni drammatici nell’indifferenza diffusa di coloro che, invece, dovrebbero possedere reattività.

Della minaccia di questa terribile tendenza, ne scrivemmo nel 2021 con la pubblicazione del dossier CORTOCIRCUITO per conto del CNCA (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) insieme al mio amico Parroco degli ultimi, don Armando Zappolini: alla denuncia dei fattori che creano povertà, unimmo la proposta e soprattutto parole di speranza affinché, tale situazione, venisse invertita. Oggi purtroppo, a distanza di tre anni, siamo di fronte ad una situazione ancora più drammatica. I dati ISTAT, impietosi, certificano che nel 2023 la povertà assoluta ha colpito il 9,8% della popolazione che, volendola ‘spicciolare’ sta a significare circa 6 milioni di individui. In questo quadro complicatissimo a far paura è certamente la pratica, sempre più consumata, di scadere nell’abitudine rappresentata dal fatto che tale fenomeno sia cosa consolidata. In realtà, nonostante i numeri che alcuni media ci propinano in maniera massiccia, le cifre con segno positivo dell’incremento dei posti di lavoro non hanno risolto il problema: perché spesso si tratta di lavoro precario ma soprattutto perché il lavoro, in Italia, è sempre più povero e di bassa qualità.

Se da un lato l’Italia continua a sedere ai tavoli dei grandi e potenti del mondo quali il G7, il G8 e il G20, il rovescio della medaglia mostra una realtà sempre più impari nella quale, ad esempio, sempre più persone sono costrette ad indebitarsi per motivi di salute e dove, nel 2024, una politica puntualmente incapace di assolvere al proprio compito, prova a discutere su un fattore che di per sé denota la dignità di una civiltà qual è il salario minimo affrontandolo, talvolta, come se fosse un favore o peggio ancora una concessione. Girando il Paese da nord a sud per discutere di contrasto alle mafie, come capita al sottoscritto, si toccano con mano difficoltà e rassegnazione anche nella misura di una certa sottomissione nei confronti di un ‘sistema’ considerato oramai irreversibile.

La noncuranza di questi elementi da parte di coloro che sarebbero invece deputati ad occuparsene, oltre ad acuire fatiche e sofferenze tra la popolazione, serve a conseguire feconde condizioni al proliferare del malaffare e delle mafie e i dati in questa direzione non lasciano scampo all’immaginazione: a ricorrere a finanziamenti è l’85% della popolazione, con il caro-vita è cresciuto l’indebitamento delle famiglie, nel 2023  il debito medio è pari a 9.949 euro a cittadino ovvero 22.674 euro a nucleo familiare. Un altro segnale chiaro al riguardo giunge dalle Aste: dal 1° gennaio al 30 giugno 2023 sono finiti all’incanto 59.816 unità immobiliari, il che significa circa 332 immobili al giorno, sabati e domeniche comprese. Il 76,82% di questi, cioè 45.951, è finito in vendita proprio in seguito alle esecuzioni immobiliari. Un altro 20,11% è riferibile a espropri per procedure concorsuali (soprattutto fallimenti, ma anche concordati preventivi, ristrutturazioni del debito, liquidazioni coatte amministrative e crisi da sovraindebitamento). E guarda caso, a finire all’asta, sono stati per la maggior parte gli edifici a destinazione residenziale: un totale di 32.852 e rappresentano da soli il 54,92% di tutte le procedure giudiziarie, in aumento di circa il 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e del 8,58% rispetto al 2021.

Sono tanti i cittadini, disillusi, che dinnanzi a un quadro così infausto e complesso, avevano riposto la propria fiducia in quella parte politica che si proclama di sinistra, progressista etc. ma che, tuttavia, da tempo li ha abbandonati. Senza tergiversare con inutili giri di parole, le difficoltà dei tempi dovrebbero aver maturato, in tutti noi, il bisogno di superare una classe dirigente troppo occupata a guardare al proprio ombelico e di pretenderne una che, provando a guardare al mondo con gli occhi degli ultimi, faccia del cambiamento di questo sistema di interessi, poteri e speculazioni il proprio tratto distintivo.

 

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