Pubblicato: mar, 3 Giu , 2014

Qatar 2022, mondiale a rischio

Mohammed Bin Hammam  avrebbe pagato tangenti per 5 milioni di euro per ottenere i mondiali in Qatar. Il 9 giugno, dopo un’inchiesta, la FIFA deciderà ma il Sunday Times ha già pubblicato le prove dello scandalo
Mohammed Bin Hammam

Mohammed Bin Hammam

Quella che all’inizio sembrava una boutade può diventare realtà: potrebbe essere revocata l’assegnazione al Qatar dell’organizzazione dei mondiali di calcio 2022.

Il motivo non sono le proibitive condizioni climatiche che causerebbero lo slittamento della manifestazione all’inverno, con conseguente rivoluzione dei calendari calcistici, né sono le scandalose condizioni in cui sono costretti a lavorare gli operai nei cantieri, ben oltre lo sfruttamento, ai limiti dello schiavismo. A mettere in pericolo Qatar 2022 è una storia di mazzette, sarebbe grazie alla corruzione di numerosi dirigenti FIFA che l’Emirato avrebbe ottenuto l’organizzazione dei mondiali.

Che la scelta del Qatar fosse strana lo si era notato già il 2 dicembre 2010, giorno in cui la FIFA annunciò che il Qatar aveva battuto le candidature di Stati Uniti e, eliminate nelle prime votazioni, Giappone, Corea del Sud e Australia. Voci di corridoio parlavano di corruzione, altre parlavano di obolo pagato agli sceicchi che in questi anni di crisi hanno iniettato centinaia di milioni nel sistema calcio. Tutti rumors che però non trovavano alcuna conferma. Qualcosa iniziò a muoversi nel 2011, quando il qatariota Mohammed Bin Hammam, a capo della confederazione asiatica da 9 anni e grande sponsor di Qatar 2022, fu squalificato a vita dalla FIFA per corruzione. L’anno scorso il presidente della FIFA, il potente e chiacchierato Josep Blatter, espresse una serie di riserve sull’organizzare i mondiali in Medio Oriente d’estate, affermando, in maniera sibillina ma non troppo, che una grossa spinta al Qatar era stata data da potenti lobby franco-tedesche che hanno ingenti interessi economici nell’Emirato.

Un crescendo di voci e sospetti che ha indotto la FIFA ad incaricare Michael Garcia, presidente della Commissione Etica della federcalcio mondiale, di aprire un’indagine sulla presunta compravendita di voti. La relazione sarà pronta il 9 giugno ma il Sunday Times, con un’inchiesta parallela, è riuscito a ricostruire l’intera vicenda. Il giornale britannico ha prodotto numerose prove della corruzione: email, telefonate, bonifici e testimonianze che sembrano inchiodare Mohammed Bin Hammam come regista dell’intera operazione. Un totale di 5 milioni di mazzette, in media 200 mila euro a delegato e una maxi-tangente da 1,5 milioni al vicepresidente della FIFA Jack Warner. A questo si aggiunge la rivelazione del Daily Telegraph secondo cui Michel Platini, presidente della UEFA, avrebbe incontrato un mese prima del voto del 2 dicembre, in rapida successione prima Bin Hammam e poi, all’Eliseo, l’allora presidente francese Sarkozy insieme all’emiro e al primo ministro del Qatar. Un’interessante rivelazione alla luce delle accuse di forti pressioni francesi, anche politiche, per vedere i mondiali assegnati al ricco Emirato.

La FIFA, a quanto pare, non sarebbe intenzionata ad acquisire le prove portate dal Sunday Times, basandosi quindi solo sull’inchiesta ufficiale. Qualora le conclusioni di Warner dovessero, anch’esse, propendere per l’ipotesi corruzione, la FIFA  non potrebbe non tenerne conto e la revoca dei mondiali al Qatar sarebbe un’ipotesi molto probabile. In attesa del 9 giugno, David Cameron ha dichiarato che, in caso di revoca, l’Inghilterra sarebbe pronta a candidarsi ad organizzare la kermesse del 2022 ma, stante la regola FIFA sulla rotazione dei continenti, il mondiale dovrebbe andare ad una nazione appartenente alla confederazione asiatica, oceaniana o nordamericana. Favoriti sarebbero quindi gli Stati Uniti, il cui dossier era considerato molto valido già ai tempi della vittoria qatariota, e l’Australia che ha già fatto sapere di voler ricandidarsi.

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