“Non siate indifferenti”: evento a sostegno dei magistrati che indagano sulla Trattativa
Lunedì 18 novembre, manifestazione davanti ai Comuni delle principali città italiane per chiedere alle Istituzioni locali di scegliere da che parte stare
Giovanni Falcone diceva che «si muore quando si è lasciati soli». Troppe volte gli uomini di Stato sono stati lasciati soli. Ostacolati, derisi, delegittimati, “processati”. Gli esempi di Falcone e Borsellino ci hanno fatto capire come il lottare ogni giorno contro la mafia, se questa lotta si espande alle collusioni con il potere, non sia mai bastato a far prendere una posizione di sostegno e difesa alle Istituzioni. Oggi la storia si ripete.
Il capo dei capi Totò Riina, dal 41bis, minaccia di morte i pm Nino Di Matteo, Roberto Scarpinato e tutti i colleghi che si stanno occupando della trattativa Stato-mafia. Nemmeno un mese fa l’imputato per associazione mafiosa (per essere il “capo” della cosca messinese), Rosario Cattafi, minacciava in classico stile mafioso l’avvocato dei familiari delle vittime di mafia, Fabio Repici.
Dalle Istituzioni il silenzio più assoluto. Non sono serviti a niente richiami, pressioni, preghiere.
«A questo punto non ci resta altro da fare che “costringere” le Istituzioni a prendere una posizione. Se vogliono lasciare soli e indifesi i loro uomini migliori, che abbiano il coraggio di dirlo a viso aperto. Per questo saremo presenti lunedì 18 novembre, alle ore 18.00, davanti ai Comuni delle principali città italiane per chiedere alle Istituzioni locali di scegliere da che parte stare e di farlo pubblicamente, affiggendo uno striscione nella propria sede istituzionale e firmando un documento che porteremo alla Camera dei Deputati, al Senato della Repubblica, al Quirinale e al CSM».
«Questa volta – affermano ancora gli organizzatori dell’evento – la nostra manifestazione non sarà soltanto in difesa e in appoggio a questi uomini coraggiosi, ma anche e soprattutto una critica forte e chiara verso questo assordante silenzio istituzionale. Se alle Istituzioni non importa che la storia si ripeta, la società civile non può lasciare che questo accada».
Contemporaneamente e nello stesso luogo si svolgerà un flashmob per ricordare a tutti cosa successe nel 1992 e ’93.