Pubblicato: mer, 23 Ott , 2013

L’Italia fuori dagli 8 Grandi, superata dalla Russia

Secondo i dati del FMI il PIL italiano a fine anno sarà superato da quello russo diventando così il nono al mondo. Senza inversioni di rotta saremo fuori dai primi dieci nel giro di cinque anni

 

PILL’Italia fuori dal club delle nazioni più ricche. Probabilmente che il Belpaese non si potesse definire tra i paesi più ricchi del mondo ce n’eravamo accorti da tempo ma ora sono i numeri a certificarlo: il PIL italiano è stato superato, all’ottavo posto, da quello russo per circa 50 miliardi di dollari, 2.068 contro 2.117.

Non è la prima volta che negli ultimi anni l’Italia perde posizione in questa particolare classifica, nel 2000 venne sorpassata dalla Cina, oggi arrivata al secondo posto dietro gli Stati Uniti, e nel 2010 dal Brasile. La crescita di nuovi leader nell’economia mondiale, i cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), è un fenomeno inarrestabile nell’evoluzione dell’economia globale, la ricchezza di materie prime e la progressiva integrazione di così grandi mercati rende questi giganti, fino a pochi anni fa considerati del “terzo mondo”, i sicuri protagonisti dell’economia nei prossimi decenni.

Ad avere sicuramente contribuito al declassamento italiano è la grave crisi economica dello Stivale, non si fa riferimento solo all’attuale recessione ma a tutti gli ultimi 10 anni in cui il PIL italiano non è quasi mai cresciuto oltre 1% annuo. Nulla di strano quindi che l’Italia sia stata facilmente sopravanzata da paesi i cui tassi di crescita sono stati di sovente a due cifre e si appresta, secondo le proiezioni, ad essere scavalcata nel prossimo quinquennio anche da Canada e India, uscendo così dalla top 10.

Premesso che il PIL non è forse un indicatore efficace della ricchezza di un paese e che il livello di benessere della popolazione di misura in altre maniere, bisogna interrogarsi sul perché del crollo italiano. A parte i grandi paesi BRIC, che per dimensioni e ricchezza del sottosuolo sono destinati ad avere grandi economie, nonostante al loro interno permangano grandi sacche di estrema povertà, l’avanzata di paesi con economie mature come il Canada o piccoli come la Corea del Sud fanno capire come l’Italia probabilmente goda di una rendita frutto di un passato glorioso. Questa eredità rischia di esaurirsi presto se gli investimenti in formazione, nuove tecnologie e sviluppo continueranno a scemare. Sono proprio questi che permettono a piccoli paesi di avere al giorno d’oggi economie importati, proprio come la Corea che sta rapidamente raggiungendo l’Italia.

A certificare ulteriormente la crisi italiana sono i dati arrivati oggi da Eurostat sul debito pubblico: in Europa quello italiano è secondo solo a quello greco. Il debito tricolore raggiunge quota 2.076 miliardi di euro al 133,3% del PIL con un aumento trimestrale del 3%, ovvero il triplo dell’aumento medio del debito pubblico degli altri paesi sia della UE che dell’Eurozona.

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