Pubblicato: mer, 9 Giu , 2021

Gioco d’azzardo: come contrastare mafie e degenerazioni

La politica, sul tema dei giochi, non ha più alibi: deve decidere una volta per tutte da quale parte stare.

 

     Pare proprio che la tanto attesa di una vera e sostenibile riforma del comparto dei giochi sia sempre più lontana. Lo si apprende bene da quanto dichiarato sui media da ADM che, annunciando “novità” che riguardano il settore, evidenzia interventi su sale scommesse, sale vlt, sale bingo, bar e tabaccai: “In arrivo le “SPECIAL GAMING HALLS”. Nei fatti, l’agenzia ha definito delle linee guida per una riforma indirizzata a razionalizzare le reti di vendita sotto il profilo numerico, qualitativo e della diffusione sul territorio, individuando modalità di compartecipazione regionale e comunale al gettito erariale. Le principali novità riguardano il settore dell’ippica, che sarà interessato da un intervento di riqualificazione.

Nello specifico, le agenzie di scommesse ippiche e sportive e le sale bingo verranno trasformate in “gaming halls”. Anche i bar con rivendita ordinaria di tabacchi o patentini potranno raccogliere i giochi a consumo immediato, come lotterie, gratta e vinci e Totocalcio. Le rivendite ordinarie di tabacchi e gli esercizi potranno, altresì, se dotati di apposite sale separate, raccogliere giochi numerici a quota fissa e a totalizzatore, scommesse, awp e lotterie. I concessionari potranno essere autorizzati a realizzare “special gaming halls”, ad esempio in ristoranti ed alberghi. L’obiettivo finale, si legge, è contrastare l’offerta di gioco illegale ed irregolare con particolare attenzione al divieto di gioco per i minori, razionalizzando le norme vigenti in un testo unico.

Dunque, ancora una volta, la politica sembra decisa a sottrarsi ad una riforma del settore che necessita di essere elaborata tenendo conto di alcuni fattori preminenti come la tutela della salute dei cittadini e la conseguente contrazione di un’offerta oltremodo smisurata che produce sempre più diseguaglianze e povertà. Per averne contezza, d’altro canto, è sufficiente evidenziare che, di quanto prodotto dalla Commissione Parlamentare Antimafia e votato in maniera unanime dai rami del Parlamento nella scorsa Legislatura circa il contrasto al malaffare presente nel gioco lecito e illecito, niente è stato fatto. A ciò si aggiunge la questione, non banale, secondo cui alcuni politici e rappresentanti dello Stato perseverano nel sostenere che, senza i gettiti dei giochi (che sono considerati riserva statale) non si chiudono i bilanci. In un Paese, è bene ricordarlo, in cui si registrano ogni anno oltre 100 miliardi di evasione fiscale e si pagano penali esorbitanti alla U.E. perché non siamo in grado di rispettare i parametri dello smaltimento dei rifiuti, delle acque reflue etc. tanto per citare alcuni esempi.

Sul tema dei giochi, nonostante la questione sia stata sollevata in più di un’occasione, non si è mai voluto realizzare un computo dal quale sottrarre dagli introiti dei giochi le somme necessarie a contrastare:

  1. i fenomeni delittuosi prodotti dai giochi (legali e illegali)
  2. i costi necessari alla prevenzione e alla cura del GAP, ovvero denari che indirettamente tutti i cittadini sono chiamati a corrispondere a causa delle degenerazioni che si creano con i giochi d’azzardo. E siccome al peggio non c’è mai fine, con la decisione di corrispondere parte del gettito dei giochi in favore degli Enti locali si manifesta l’apparenza di voler mitigare i danni.

Dal momento che ADM (Agenzia dogane e monopoli) è nei fatti il “braccio operativo” dele scelte che dalla stessa vengono attuate non possono che essere di carattere politico, e qui appunto sta il problema. Una politica, a questo punto non più disattenta, come altre volte era stato ipotizzato, complice per tradizione o retaggio che, alla sostenibilità e alla tutela delle persone, predilige l’insolenza dei mercati in una fase dove 9 milioni 500 mila persone vivono in regime di povertà relativa (pari al 15,8% della popolazione) di cui 4 milioni e 814mila in povertà assoluta.

Se “piove di quel che tuona” e la manovra annunciata dall’Agenzia dovesse concretizzarsi, si andrebbe ad incrementare una già eccessiva offerta di prodotti di giochi sui territori con tutto quel che ne consegue anche in merito ai denari che, quando confluiti nei canali di gioco, verrebbero sottratti al resto dell’economia reale con una contrazione di spesa in altri e diversificati segmenti di mercato: cura della persona, abbigliamento, ristorazione e chi più ne ha più ne metta.

La politica, sul tema dei giochi, non ha più alibi: deve decidere una volta per tutte da quale parte stare. Può decidere di percorrere la strada dell’equilibrio, della ragione definendo con coraggio e determinazione un combinato disposto sostenibile, oppure di proseguire nel solco di quanto ha scelto di fare negli ultimi 20 – 25 anni, ovvero genuflettersi ad un sistema economico e finanziario che, per come è strutturato, è divenuto inaccettabile e insostenibile.

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