Pubblicato: dom, 16 Feb , 2014

Vesuvio, zona rossa: varato il nuovo piano per l’evacuazione

In caso di eruzione, 25 Comuni saranno preventivamente sgomberati: le popolazioni saranno ospitate dalle Regioni gemellate in base a protocolli d’intesa

 

vesubioIl Vesuvio è un vulcano attivo, erutterà di sicuro. Lo aveva affermato solo qualche mese fa, nel corso della XII Conferenza mondiale dei geoparchi ad Ascea, nel Cilento, Setsuya Nakada, professore di geologia presso la Tokyo University e massimo esperto in vulcanologia e terremoti. Benché un’eruzione sia un evento imprevedibile, il vulcanologo giapponese, in sede di congresso, aveva  vivamente consigliato agli italiani di dotarsi di un piano di evacuazione per gestire la situazione.

Sulla base delle indicazioni della comunità scientifica, il Dipartimento per la Protezione civile e la Regione Campania, dunque, hanno rivisto e aggiornato il Piano di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio, recepito da una direttiva firmata, sabato 15, dal presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta.

Il provvedimento ridisegna i confini della zona rossa, cioè l’area per cui l’evacuazione preventiva è l’unica misura di salvaguardia della popolazione in caso di eruzione. La nuova zona rossa comprende 25 Comuni in provincia di Napoli e di Salerno, 7 in più rispetto al Piano del 2001, e conta 700 mila abitanti da sgomberare. L’area di rispetto è stata ampliata: include sia la porzione di territorio esposta all’invasione di flussi piroclastici, cioè la colata lavica e i gas ad alte temperature, che l’area soggetta all’elevato rischio di crollo delle coperture degli edifici per l’accumulo di depositi piroclastici, cioè di ceneri vulcaniche e lapilli.

Le Regioni italiane e le Province Autonome, poi, dovranno sottoscrivere protocolli d’intesa con la Regione Campania e le amministrazioni comunali interessate, di concerto con il Dipartimento della Protezione civile, per disciplinare specifici piani per il trasferimento e l’accoglienza della popolazione campana sgomberata da assistere e, quindi, rendere effettivamente operativi i gemellaggi previsti dal provvedimento di Palazzo Chigi.

Lo schema di gemellaggio previsto dalla direttiva prevede che la popolazione di Portici sia assistita in Piemonte, quella di Nola in Valle d’Aosta, quella di Cercola in Liguria; quella di Torre del Greco e Somma Vesuviana in Lombardia. Gli abitanti di Pollena Trocchia saranno trasferiti in Trentino Alto Adige; quelli di San Giuseppe Vesuviano, Sant’Anastasia (compreso l’enclave di Pomigliano D’Arco) in Veneto; quelli di Palma Campania in Friuli Venezia-Giulia. Da Ercolano, invece, i cittadini si sposteranno in Emilia Romagna; da San Giorgio a Cremano in Toscana; da San Gennaro Vesuviano in Umbria; da Poggiomarino nelle Marche. Da Ottaviano e dalle circoscrizioni di Napoli gli abitanti si trasferiranno nel Lazio; da Terzigno in Abruzzo; da Massa di Somma in Molise; da Torre Annunziata e San Sebastiano al Vesuvio in Puglia. Infine, la popolazione di Boscotrecase sarà ospitata in Basilicata; quella di Boscoreale in Calabria; quella di Scafati e Trecase in Sicilia; e, infine, quella di Pompei in Sardegna.

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