Pubblicato: mer, 23 Apr , 2014

Ultimatum degli sherpa: più sicurezza altrimenti niente scalate

Le guide in rivolta dopo la tragedia del 19 aprile chiedono più diritti e minacciano di far saltare l’intera stagione
Uno sherpa

Uno sherpa

Venerdì scorso a 6.200 metri di altitudine, 16 sherpa sono stati travolti e uccisi da una valanga. Per le vittime impegnate in operazioni di preparazione delle vie di salita in vista della nuova stagione di scalate, non c’è stato nulla da fare. In seguito a questo gravissimo incidente, le guide nepalesi hanno deciso di sospendere le spedizioni in segno di lutto. Le bare sono state portate in processione lungo le strade di Kathmandu, accompagnate da monaci buddisti, parenti disperati ed una folla di nepalesi giunti nella capitale per dimostrare le loro solidarietà.

Riunitisi ieri pomeriggio al campo base situato nella regione di Khumbu, gli sherpa minacciano di far saltare l’intera stagione, se il governo non accetterà entro lunedì quanto richiesto. «Abbiamo avuto una lunga riunione questo pomeriggio – ha dichiarato ieri Tulsi Gurung in rappresentanza della categoria- abbiamo deciso di non salire quest’anno in omaggio ai nostri fratelli. La decisione degli sherpa è unanime». In questo momento allo sciopero avrebbero aderito circa 8.000 guide.

Gli sherpa, oltre ad un aumento salariale, chiedono che vengano incrementate le regole sulla sicurezza ed incentivato un sistema di sanzioni per chi non le rispetta. Inoltre richiedono la creazione di un Parco della Memoria per ricordare tutte le vittime della montagna, ma sopratutto l’istituzione di un fondo di previdenza sociale ed un risarcimento di 10.000 dollari da destinare alle guide rimaste ferite – che non potranno più lavorare –  e alle famiglie di coloro i quali hanno perso la vita nell’incidente di venerdì. Intanto al campo base cresce il malcontento dei numerosi turisti che hanno già pagato cifre considerevoli per le scalare la vetta più alta del mondo. Non solo, l’autorità governativa nepalese che organizza le spedizioni, secondo il quotidiano The Himalayan Times, avrebbe già incassato circa 300 milioni di rupie nepalesi (più di 2 milioni di euro), soldi che sarà costretta a restituire qualora la protesta andasse a buon fine.

«Gli sherpa stanno elaborando un lutto profondo per la morte dei loro compagni e questo limita la possibilità di decidere sul proseguimento o meno della stagione di spedizioni 2014» ha spiegato Madhusundhan Bullakhoty, direttore generale del ministero del Turismo nepalese. Nei prossimi giorni sono previsti una serie di incontri tra gli alti  responsabili dei vari ministeri, per decidere come migliorare le condizioni economiche, sanitarie e assicurative degli sherpa.

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