Pubblicato: dom, 27 Lug , 2014

Testimoni di giustizia di serie A e di serie B?

Approvato all’Ars ddl che aiuterebbe i testimoni a inserirsi nel mondo del lavoro, ma non tutti sono stati convocati

LA MAFIA UCCIDEIn Sicilia i testimoni di giustizia potranno essere assunti nella pubblica amministrazione. È questo l’importante passo avanti fatto da parte delle istituzioni, contenuto – insieme ad altri benefici – nel ddl presentato dal governo e scritto proprio dai testimoni che hanno denunciato le minacce mafiose e che renderebbe di fatto la Sicilia la prima regione italiana ad estendere questa possibilità riservata finora esclusivamente alle vittime della mafia.

Il ddl è il risultato di un incontro tra il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone; i parlamentari siciliani, Fabrizio Ferrandelli e Baldo Gucciardi (Pd) e Giovanni Digiacinto (il Megafono) e la delegazione dei testimoni di giustizia composta da Ignazio Cutrò, Piera Aiello, Vincenzo Conticello e Giuseppe Carini. Il testo ha ottenuto l’approvazione da parte delle commissioni Antimafia, Bilancio ed Affari istituzionali, e potrebbe ottenere il sì definitivo a seguito dell’approvazione finanziaria già lunedì e comunque prima della pausa estiva prevista a partire dal 29 luglio.

Si tratta indubbiamente di un segnale forte e concreto, che arriva dalla parte sana dello Stato che ci tiene a dare dignità a quegli uomini e quelle donne che, seppur stritolati dai meccanismi perversi della mafia, decidono con coraggio di ribellarsi, squarciando con un “semplice” No il pesante velo dell’omertà e del compromesso morale. Tuttavia, se, con questa norma, di successo dobbiamo parlare, è pur sempre un successo a metà, perché non condiviso con gli altri (tanti) testimoni di giustizia che, parimenti a chi era presente alla Sala d’Ercole, ha dato il proprio contributo alla lotta alla criminalità organizzata, ben consapevole che con quella scelta avrebbe messo a rischio la propria esistenza e quella dei famigliari. Una lotta che, come ha ricordato proprio all’Ars lo stesso Ignazio Cutrò, presidente dell’Associazione nazionale testimoni di giustizia, «non può avere colore politico». Ma non può avere nemmeno discriminazioni e preferenze, facendo un distinguo tra testimoni di giustizia di serie A e di serie B. Il fronte sul quale si combatte è lo stesso: quello della legalità. Come uguali sono le rinunce, i sacrifici, le paure, i diritti. Cittadini scomodi prima per la mafia e poi anche per lo Stato.

Stupiscono, allora, i “grandi assenti” che tanto hanno dato a questa terra bellissima e disgraziata. Perché non sono stati convocati tutti i testimoni? È triste pensare che si facciano certe distinzioni, mentre la politica – ancora una volta – rimane a guardare. È vero che i fautori del disegno di legge, che verrà adottato dalla Regione Sicilia per garantire un lavoro ai testimoni nelle pubbliche amministrazioni, sono Cutrò insieme ai suoi associati, ma se di diritti stiamo parlando, questi non possono essere riservati a pochi eletti. Ci auguriamo, almeno, che tale provvedimento faccia da apripista per ulteriori norme a sostegno di tutti i testimoni di giustizia, perché ognuno di loro deve essere trattato in egual misura. Pensiamo per esempio a chi non è iscritto all’Associazione e che però condivide il medesimo ideale di giustizia, adoperandosi con altrettanto valido impegno. Valeria Grasso è una di questi. Una donna che in questi anni non si è mai persa d’animo. Nonostante tutto e tutti, nonostante i continui attacchi e insinuazioni, isolamento e indifferenza mista ad un’incomprensibile invidia, è sempre andata avanti a testa alta con un unico obiettivo: quello di ritornare nella sua Palermo. E, anche se finalmente ci è riuscita, la città – e il Paese intero – fa ancora fatica ad essere per lei una madre riconoscente. A Valeria Grasso è garantita la protezione solo all’interno della provincia. Al di fuori di essa, è costretta a spostarsi in autonomia, senza la scorta. Come se altrove la sua vita non fosse esposta al rischio. Perché, si sa, la burocrazia viaggia sempre su un binario più lento. E questo quando all’imprenditrice antiracket è stato assegnato “VassInsieme – Premio Gabbiano”, un premio internazionale del volontariato e della solidarietà, che intende offrire un riconoscimento formale a quanti operano concretamente alla diffusione dei valori di solidarietà, equità e giustizia sociale, attribuitole da Giffoni Valle Piana, un Comune limitrofo alla cosiddetta “Terra dei Fuochi”. La cerimonia di premiazione è prevista per il 2 agosto. È così impossibile che prima di quel giorno il prefetto estenda la protezione oltre il territorio palermitano?

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