Pubblicato: mar, 22 Apr , 2014

Strage di Capaci, Gioacchino Genchi indagato per favoreggiamento

Favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sulla strage di Capaci, questa è la motivazione delle indagini della procura di Caltanissetta, sull’ex funzionario del ministero dell’interno. La notizia è stata confermata dallo stesso Genchi che fu sospeso tre anni fa dalla Polizia.

 

Gioacchino Genchi

Gioacchino Genchi

L’ex super poliziotto sarebbe stato tirato in causa da un agente della polizia stradale che dopo l’attentato messo a segno al giudice Falcone avrebbe riferito di aver visto poco prima dell’esplosione nel luogo dell’attentato degli operai e un furgone bianco, versione poi ritrattata dopo pochi giorni. Ascoltato dal procuratore Sergio Lari, il vigile urbano avrebbe affermato di essere stato costretto a ritrattare e cambiare versione proprio da Genchi.

tirare in ballo Genchi è un agente della Polizia stradale, G.D.M., che nei giorni immediatamente successivi all’eccidio riferì agli investigatori di aver visto, poco prima della strage e nei pressi del luogo dell’attentato un furgone bianco con degli operai intenti ad armeggiare attorno. Ascoltato pochi giorni dopo ritrattò. Due relazioni di servizio contraddittorie su cui si sono imbattuti i magistrati della Procura di Caltanissetta, che da qualche tempo hanno riaperto le indagini su quella strage per far luce su errori e depistaggi.

Genchi si difende in post su Facebool: «Forse non ci crederete, quando gli operatori della Dia mi hanno notificato l’invito a comparire della Procura di Caltanissetta, con l’imputazione di ‘favoreggiamento degli autori della strage di Capaci’, ho avuto la sensazione di trovarmi su ‘Scherzi a parte»

«Sono incredulo – afferma – e non riesco a spiegarmi il perchè di queste gravissime accuse ad oltre 20 anni da quei fatti, da parte di un appartenente alla Polizia di Stato, che semmai quelle minacce e quell’istigazione a mentire fossero vere avrebbe avuto il dovere morale e giuridico di denunciarle immediatamente e non attendere che passasse un ventennio e che fossero dei magistrati a contestargli le sue plateali contraddizioni. Non oso nemmeno ipotizzare un complotto di qualcuno della Polizia di Stato contro di me nel tentativo di calunniarmi».

«Non riesco nemmeno a immaginare – continua – come le due relazioni di servizio dell’agente G.DM., palesemente contraddittorie su circostanze di assoluta rilevanza per le indagini sulla strage di Capaci, siano state lasciate stagionare per oltre 20 anni dai magistrati e dagli inquirenti che quelle indagini hanno svolto, chiuso e riaperto a più riprese, con i proclami sempre più roboanti, specie in occasione dell’approssimarsi degli anniversari del 23 maggio, che per un triste gioco del destino sono sempre prossimi a delle tornate elettorali».

L’ex poliziotto si è detto molto preoccupato dalla strana vicinanza di questa accusa con la «la fissazione dell’udienza di discussione e la trattazione presso il Tar di Palermo del ricorso contro la sua destituzione dalla Polizia, pronunciata nel febbraio del 2011». Nel Lungo post Genchi ha ribadito la sua estraneità ai fatti ascrittigli e alla versione dei fatti raccontata dal vigile urbano.

Secondo Genchi, che ha fatto a meno della prescrizione, chiedendo il proseguo delle indagini che lo vedono coinvolto, «con la semplice acquisizione delle testimonianze richieste potrà essere dimostrata l’assoluta insussistenza delle accuse mosse nei miei confronti e l’evidente intento calunniatore di chi le ha profferite».

«In questi casi tutti concludono con la frase di rito: ‘Ho fiducia nella Giustizia. Io, da qualche tempo, con quello che ho passato e che sto passando, vi confesso che ne ho sempre di meno, ma non demordo».

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