Pubblicato: ven, 22 Nov , 2013

Stato-mafia, Giuffrè: «Dell’Utri ci diede garanzie e votammo Forza Italia»

L’ex braccio destro di Provenzano torna a parlare della trattativa

 

dellutri-berlusconiNella nuova udienza del processo che si celebra a Palermo, volto ad accertare le responsabilità di chi è accusato di aver aperto un dialogo con Cosa nostra, al fine di far cessare la strategia stragista messa in atto nei primi anni ’90, Antonino Giuffrè è tornato a parlare delle dinamiche di tale trattativa intercorsa tra la Stato e la mafia.

L’ex capomandamento di Caccamo, e oggi collaboratore di giustizia, ha deposto questa mattina davanti alla seconda sezione della Corte d’Assise di Palermo e ha ribadito come fra Cosa nostra e una parte politica dello Stato fossero in atto delle trattative: «Alla fine del ‘93 – ha detto – le due strategie, quella stragista di Riina e quella sommersiva di Provenzano si ricongiunsero in una sintonia perfetta, poiché gli obiettivi da portare avanti nell’interesse di tutta Cosa nostra erano esattamente gli stessi». Sostanzialmente gli obiettivi erano due: «Trovare nuovi punti d’appoggio politico, più forti e solidi rispetto a quelli che si erano rivelati il democristiano Lima e il socialista Martelli; e risolvere determinate problematiche, come il 41bis, la confisca dei beni e la legge sui collaboratori di giustizia». È a quel punto che cominciano a girare le voci all’interno di Cosa nostra di un nuovo movimento politico che si apprestava a nascere – e cioè Forza Italia – e che avrebbe potuto favorire quegli interessi, gli stessi peraltro stilati nel famoso “papello” di Riina, la lista delle richieste allo Stato, fatte nel periodo delle stragi del ’92.

Di quella lista ne ha parlato anche il pentito Giuseppe Brusca, «il puledrino scalpitante di Riina», e una sua presunta copia è stata consegnata da Massimo Ciancimino ai pm del processo; ma Giuffrè afferma che «di questi scritti non sa nulla». «Non mi risulta niente», ha insistito rispondendo all’avvocato Danilo Ammannato (il legale titolare della difesa di parte civile dell’Associazione vittime di via dei Georgofili), che aveva chiesto proprio del cosiddetto “papello” e dell’esistenza di un’eventuale documento cartaceo.

Una volta ritrovata la sintonia fra le due linee, «c’è stato un accordo all’interno di Cosa nostra per votare Forza Italia». All’ulteriore domanda dell’avvocato se le cosche avessero deciso di appoggiare Berlusconi perché certe che avrebbe vinto le elezioni, Giuffrè è scoppiato in una risata.

«Siamo saliti sul carro dei vincitori, è vero, ma la mafia non sale certo sul primo carretto che passa – ha precisato il pentito sottoposto oggi al controesame dei legali degli imputati –. Scegliemmo di appoggiare Forza Italia perché avevamo avuto delle garanzie. Un personaggio in particolare si è assunto nei confronti di Cosa nostra delle responsabilità e questi era Marcello Dell’Utri. C’è sempre un compromesso quando c’è di mezzo Cosa nostra. E Dell’Utri – ha concluso Giuffrè – aveva garantito la risoluzione dei nostri problemi».

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