Pubblicato: lun, 20 Gen , 2014

Stato-mafia, al via la scorta civica per i pm di Palermo

Installato di fronte al Palazzo di Giustizia un gazebo nell’ambito dell’iniziativa promossa da un cartello di associazioni. Sindaco Orlando: «Ribadiamo vicinanza per tutti i magistrati impegnati a difesa della legalità»

Immagine 277 (FILEminimizer)La pioggia e il forte vento non sono riusciti a fermare il centinaio di cittadini che questa mattina si sono radunati davanti al Palazzo di Giustizia di Palermo, per dare il via alla scorta civica a sostegno dei magistrati della Procura di Palermo che indagano sulla trattativa Stato-mafia. All’iniziativa, promossa da un cartello di associazioni da sempre attive nel contrasto al fenomeno mafioso, ha aderito anche il Comune. «Nel ribadire che l’adesione dell’Amministrazione è un’ulteriore conferma di vicinanza ai magistrati impegnati a difesa delle legalità – aveva dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, alla vigilia dell’evento – e nel formulare il mio apprezzamento a tutte le associazioni che hanno organizzato l’iniziativa, sono convinto anche di una larga partecipazione dei palermitani».

La scorta civica sarà presente ogni giorno, dalle 9 alle 11, con un gazebo allestito davanti all’ingresso del Tribunale e vedrà l’alternarsi delle associazioni e di tutti quei cittadini che hanno aderito all’iniziativa. Davanti a tale gazebo verranno distribuiti dei volantini per sensibilizzare la cittadinanza a sostenere la magistratura impegnata a scoprire tutta la verità sulla stagione delle stragi e in particolare sulla trattativa.

Dove lo Stato tace, arriva forte l’urlo della società civile per non fare sentire isolati i pm del pool antimafia minacciati di morte. Una mobilitazione permanente, iniziata con il corteo dello scorso 18 novembre e che ha visto la partecipazione di oltre tremila persone. L’obiettivo della scorta civica è quello di mantenere alta l’attenzione sui magistrati e soprattutto di ottenere risposte concrete proprio da parte di quelle Istituzioni che fino ad oggi, invece di sostenerli nella ricerca della verità e della giustizia, sembrano preferire voltarsi dall’altra parte e ignorare il reale pericolo costituito da tale escalation di minacce. Il pericolo, cioè, che Cosa nostra rialzi la testa, aizzata da Totò Riina che lancia ordini di morte da dietro le sbarre, a sua volta evidentemente manovrato da chi ha tutto l’interesse che il processo sulla trattativa non vada avanti. O, quanto meno, che non escano fuori quei nomi appartenenti ad uomini dell’anti-Stato, che hanno giocato un ruolo fondamentale nel creare nuovi assetti di potere mafioso. È proprio all’interno di questo contesto, tanto simile a quello di vent’anni fa, che si inserisce la società civile, sempre a fianco di Nino Di Matteo, coinvolta in una partecipazione attiva e continua, fino a quando la mafia non sarà davvero una volta per tutte fuori dallo Stato e lo Stato dia esito alle promesse fatte. Come il bomb jammer, dato come già disponibile alla scorta del pm Di Matteo più di un mese fa e di cui invece non si è avuta più notizia. Vergognoso per uno Stato che dice di non voler scendere a patti con Cosa nostra. Ed è altrettanto vergognoso che ancora oggi non sia arrivata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una sola parola di solidarietà nei confronti di questi magistrati, poliziotti, carabinieri, avvocati e giudici che ogni giorno lottano in prima linea contro ogni forma di malaffare e collusione.

«Questo è un momento di straordinaria importanza per la lotta alla mafia, la mafia che ha il volto delle Istituzioni, la mafia che si è avvantaggiata di rapporti perversi dentro i palazzi del potere. Quella mafia che vive la preoccupazione che oggi possa essere scoperto il coperchio, che fino ad adesso è stato garantito da quegli uomini dello Stato che sono stati coinvolti in quell’ignobile trattativa, della quale tutti noi siamo convinti ci sia stata e della quale abbiamo il diritto e il dovere di chiedere che si faccia verità – ha detto il sindaco Orlando, dopo aver raggiunto stamattina il presidio ai piedi del Tribunale –. Non c’è dubbio che Paolo Borsellino sia stato ucciso per aver contrastato quell’ignobile trattativa tra Stato e mafia e per avere ostacolato quanti quella trattativa cercavano di portare avanti. Non abbiamo le prove, non abbiamo neanche gli indizi, ma come avviene in un Paese normale i cittadini manifestano le loro convinzioni, le loro opinioni e difendono i magistrati che cercano di accertare la verità».

 

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