Pubblicato: ven, 11 Gen , 2013

Silvio a Servizio Pubblico: reality o realpolitik?

L’ex presidente del consiglio ha resistito fino alla fine poi ha detto al conduttore: “lei è andato all’università o ha fatto le scuole serali?”

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“Ci siamo accorti che nel metterci alle spalle questo reality politico siamo passati dal vietato vietare al pensiero unico e poi all’austerità. Ci siamo svegliati uscendo dal sogno in cui ci credevamo ricchi e ci siamo scoperti poveri. Gli italiani non hanno bisogno di un torero che deve ammazzare un toro, ma solo di prendersi le loro responsabilità”.

A dirlo è Michele Santoro nel prologo della decima puntata della trasmissione da lui condotta “Servizio Pubblico”, dal titolo “Mi consenta”, che il 10 gennaio 2013 ha per la prima volta accolto in studio il presidente del popolo delle libertà, Silvio Berlusconi. Un duello televisivo al quale l’ex Presidente del Consiglio si è presentato preparato dai suoi collaboratori e con in mano una lettera da leggere al vicedirettore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, in cui, tra le altre cose, lo ha accusato dell’allontanamento di Indro Montanelli dal Giornale. Critica l’attuale governo l’ex premier: “La politica di austerità funziona se attuata in un periodo di crescita, se in crisi porta a un calo della produzione e dei consumi” e rivendica una politica che incentivi un’economia liberale. Il punto è però capire come ci siamo arrivati alla recessione e per colpa di chi. Pensiamo a quando nel 2009 la stampa internazionale lanciava l’allarme della crisi economica italiana e Berlusconi, invece, affermava “La crisi? I ristoranti sono pieni”. Il presidente non nega quanto detto, non si assume nessuna responsabilità di questa situazione attuale e addita il governo dei Professori, che non ha saputo curare la crisi internazionale. Quelle stesse misure dell’attuale governo, tanto criticate dal premier, sono le stesse approvate dal suo governo nel marzo 2011. “Abbiamo cominciato a collaborare col governo Monti che poi però ha subito le pressioni della sinistra allontanandosi dalle nostre direttive”. Parla di ingovernabilità, del poco potere di cui gode il Primo Ministro, della difficoltà da parte del governo di usare il decreto legge, della riforma della giustizia, della necessità di cambiare la Costituzione fino ad arrivare alle sentite e risentite accuse alla magistratura di sinistra e ai comunisti. E mentre sono ancora in corso alcuni procedimenti giudiziari a carico di Silvio Berlusconi, è proprio quella condanna per frode fiscale che ci pone davanti la questione etica: “può un uomo politico rappresentare l’Italia a livello internazionale con una condanna, anche se solo di primo grado?”.

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