Sicilia: l’economia regionale verso la ripresa
Nella provincia di Trapani si conferma l’importanza del turismo
Arriva qualche timido spiraglio di ripresa per l’economia siciliana. E’ questo la prima considerazione che emerge dall’ultimo Rapporto “CongiunturaRes” redatto dalla Fondazione Res. La provincia di Trapani spicca per l’aumento della domanda turistica con un flusso rilevato, a novembre 2013, di 2,1 milioni di persone. In generale per il 2014 si prevede una lieve crescita dell’economia isolana. Ritorniamo però alla provincia di Trapani per provare a capire, sulla scorta dei dati più salienti, quali sono alcune delle condizioni che la caratterizzano. In generale, e a prescindere dai dati forniti dal Rapporto, i settori trainanti dell’economia provinciale trapanese sono i servizi e il turismo, mentre il settore che è più in difficoltà è quello delle costruzioni. L’andamento dei prestiti a livello provinciale, tra dicembre 2011 e settembre 2013, vede il nostro territorio attestarsi in calo del 3,2%. Per quanto riguarda, invece, la raccolta bancaria delle famiglie consumatrici e delle imprese, si scorge, secondo i dati della sede di Palermo della Banca d’Italia, da settembre 2012 allo stesso mese del 2013 una lieve crescita nel trapanese pari allo 0,9%. A livello regionale i depositi di queste due tipologie di risparmiatori sono aumentati su base annua del 3,5%, ma la tendenza è quella di preferire forme di risparmio liquido piuttosto che detenere obbligazioni, con un calo di queste ultime pari all’8,8%.
Nel terzo trimestre del 2013, il mercato creditizio mostra a livello regionale una riduzione complessiva del credito erogato al settore privato del 2,1%, a fronte di una crescita del 6,7% delle amministrazioni pubbliche. La frenata ha coinvolto in particolare il settore delle imprese (-3,3%), sia piccole che medio-grandi, e le famiglie produttrici, anche se sono aumentati i finanziamenti a favore delle società finanziarie e assicurative. Tra l’altro, anche per le famiglie consumatrici viene rilevato un ulteriore rallentamento nella dinamica dei prestiti. Uno dei fattori del rallentamento del credito erogato dalle banche è rappresentato dall’aumento dei prestiti inesigibili. Complessivamente le previsioni del Rapporto sembrano delineare una netta inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. Lo scatto dell’economia siciliana, se così può essere definito, avverrebbe tuttavia su basi diverse rispetto al passato: la dinamica della domanda aggregata rimarrebbe lenta sul versante dei consumi privati, mentre si prevede una più rapida ripresa degli investimenti produttivi. Per il 2014 il quadro congiunturale siciliano si dovrebbe caratterizzare per una progressiva ripresa del Pil regionale dello 0,6%, dopo la sensibile flessione del 2,1% del 2013. La crescita di esso verrebbe alimentata dagli investimenti (+1,1%), soprattutto in macchinari e attrezzature (+1,8%), a fronte di consumi privati e pubblici stagnanti (0,1%). Le esportazioni, che nel corso del 2013 hanno registrato qualche rallentamento, quest’anno dovrebbero tornare di segno positivo.
“La congiuntura economica regionale rimane stagnante ma sembra ormai orientata al superamento della fase più critica, predisponendosi a una ripresa della domanda interna sostenuta dagli investimenti produttivi e, in misura minore, dalle esportazioni, che continuano a rappresentare un ottimo canale di mercato per alcuni comparti produttivi”. Così si è espresso Adam Asmundo, responsabile delle analisi economiche della Fondazione Res. Tuttavia, le buone notizie si fermano qui. Infatti, la situazione economica della Sicilia continua a connotarsi per la riduzione delle imprese attive, da un potere d’acquisto delle famiglie che rimane ai minimi storici e dalla stagnazione dei consumi, che di certo non agevola il processo di ripresa economica. La vera e propria piaga sociale della “Trinacria”, però, rimane la disoccupazione: infatti, le stime prefigurano nella media annua un ulteriore peggioramento della situazione, con un tasso di disoccupazione che toccherà il 23,1% nel 2014, che dovrebbe tornare a calare nel biennio successivo intorno al 20%, cioè un dato superiore di oltre 8-10 punti rispetto alle previsioni nazionali. Di tal fatta, la Sicilia verrebbe a collocarsi agli ultimi posti della graduatoria nazionale, dopo Campania e Calabria.
Il Rapporto delinea altresì, con riferimento al mercato del lavoro, dell’occupazione e dei redditi in Sicilia, forti disparità distributive e differenziali di produttività rispetto al resto del Paese. Proprio la nostra regione risulta una delle più colpite a livello nazionale: rispetto al periodo pre-crisi il sistema economico ha perso 190 mila posti di lavoro, e 320 mila persone sono in cerca di occupazione. Pertanto, partendo dalla situazione regionale per arrivare a quella nazionale, appare chiara la necessità non di rimodulare bensì di ripensare alle politiche sociali italiane. L’emergenza economica e sociale che pervade profondamente l’Italia, rende non più rinviabile la necessità di varare nuove misure di intervento capaci di fornire una risposta convincente alla povertà sempre più dilagante. Allora, a prescindere dalle 80 euro in più a busta paga decretate del presidente del Consiglio Matteo Renzi, appare non peregrina l’ipotesi di introdurre sia il reddito minimo garantito che il reddito di cittadinanza. Proprio quest’ultimo è riconosciuto in tutti i Paesi dell’Eurozona, tranne che in Grecia, Ungheria e neppure a dirlo in Italia. Si dirà, certamente, che le coperture finanziarie non ci sono, ma forse si potrebbe tagliare da qualche parte per provare a ridistribuire il reddito e la ricchezza nazionale a beneficio della collettività tutta, all’insegna del motto “nessuno deve rimanere indietro”.