Pubblicato: lun, 31 Mar , 2014

Senato, Grasso: “Perplessità nella riforma”

La seconda carica dello Stato intervistata da ‘La Repubblica’ e da ‘In mezz’ora’ “Non si possono fare riforme costituzionali con la calcolatrice in mano”
Piero Grasso

Piero Grasso

Il Presidente del Senato Grasso all’attacco della riforma costituzionale che dovrebbe andare a modificare radicalmente il Senato. Intervistato dal quotidiano ‘La Repubblica’ e dalla trasmissione di Rai3 ‘ In mezz’ora’, alla vigilia dell’assemblea del Pd in cui si presenterà il testo, Grasso elenca i punti che non condivide della bozza di riforma già presente a Palazzo Madama: «Una riforma costituzionale bisogna ponderarla cercando di ottenere la massima condivisione; non si può cambia la Costituzione a colpi di fiducia come avvenuto per le province».

La preoccupazione del presidente del Senato parte da un concetto che si fa sostanza e che nella riforma, così come è stata annuciata, a suo avviso porterebbe a squilibri nella logica di democrazie tra i poteri dello Stato: «Abbiamo dei principi. Chi fa l’amministratore non fa il legislatore e – continua Grasso- chi fa il legislatore non l’attività giudiziaria. Sono principi che da sempre hanno ispirato la democrazia. Non si può fare la riforma della costituzion giustificandoti solo con il tema del risparmio».

Ma una politica più veloce e meno costosa è un obiettivo che comunque va perseguito. «Quasi mille parlamentari sono troppi. Si può risparmiare la stessa cifra anche formando una Camera da 400 deputati e un Senato con 150 senatori. Sarebbe un Senato che, senza potere di fiducia al governo, agirebbe da organo di controllo della Camera. Un luogo di decisione degli interessi locali. Tutto quello che riguarda il Governo viene lasciato esclusivamente alla Camera. Ho parlato col Ministro Boschi delle mie perplessità e delle contraddizioni che ho notato nella bozza presentata al Senato. Forse è meglio abolirlo che fare le mezze riforme».

Immediata la riposta del premier Matteo Renzi «Ho grande rispetto per il presidente del Senato, ma l’istituzione non si difende con una battaglia conservatrice per mantere lo status quo. Dobbiamo ridare credibilità alla politica».

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