Pubblicato: mer, 11 Nov , 2020

Scuola: insegnanti e studenti “ribelli” perché senza scuola non c’ è futuro.

Oggi a Firenze protestano gli insegnanti del  presidio permanente “Priorità alla scuola”, perché senza scuola non c’ è futuro,  che leggerà in piazza i versi della Ginestra di Giacomo Leopardi.  A Roma , invece, il 4 novembre si è tenuto il sit-in della Rete degli studenti medi, ormai attiva in tutta Italia. Li abbiamo incontrati, ecco cosa ci hanno detto.

        Incredibile ma vero e alla faccia di quello che può immaginare o che può anche aver detto qualcuno, i ragazzi non ce la fanno a vivere così, con promesse mai mantenute ed appelli alla responsabilità unilaterali e chiedono certezze sull’anno scolastico, gli esami che verranno e sui rischi che corrono in molti di perdersi  e non tornare più.  “Voglio andare a scuola” è lo slogan che si legge sullo striscione di Maria Monina, liceale romana, anni 18, rappresentante di Istituto al liceo scientifico Morgagni e membro della Rete studenti medi, che in Italia vanta numerosi  attivisti.  L’immagine della foto che pubblichiamo risale al 4 novembre scorso, quando Maria, con  gli studenti della Rete,  ha organizzato il sit-in di protesta davanti al Ministero della Pubblica Istruzione e chiesto di essere ricevuta con la delegazione  dalla ministra  Lucia Azzolina.

Com’ è andata la giornata a Roma?

Abbiamo rispettato tutte le regole: abbiamo convocato pochi studenti per evitare l’assembramento, indossato le mascherine, lavato le mani e chiesto formalmente e democraticamente  di aprire la porta.

E che cosa è successo?

La porta ci è stata aperta, siamo entrati nel palazzo e siamo stati ricevuti non dalla ministra, Lucia Azzolina, ma da Antimo Ponticiello, direttore della Direzione generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione e da altri funzionari, tra cui  Leonardo Filippone.  Sono stati molto cordiali, ci hanno ascoltati con interesse ed attenzione, ma ci hanno risposto in modo poco incisivo.  Alla nostra richiesta di chiarezza si sono impegnati ad elaborare e trasmettere linee guida più definite e chiare alle scuole, ma ancora non le abbiamo ricevute. Tutto qui.

Cosa volevate davvero?

Abbiamo accettato a malincuore la didattica a distanza. Per me, che sono molto, ma molto fortunata per la scuola in cui sono e la famiglia con cui vivo,  potrebbe non costituire un vero problema, sempre che resti  limitato ad una fase di reale emergenza sanitaria, ma non tutte le scuole sono uguali ed anche a Roma, le diseguaglianze tra gli istituti e tra le famiglie e gli studenti, che davvero possono sostituire le DAD con la frequenza,  sono enormi.  Basta fare un giro nelle periferie, ma talvolta anche da Istituto ad Istituto nello stesso quartiere  si attraversano  dei mondi.

Cosa vi spaventa di più?

Non poter programmare nulla, non poter stare con i nostri compagni, non poter discutere con i nostri docenti. Non sappiamo mai nulla, si vive alla giornata, se va bene alla settimana. Non sappiamo cosa accadrà per la nostra maturità, che è  uno dei passaggi più importanti per chi ha investito anni nello studio, siamo angosciati.  Hanno fatto ricadere sulla scuola, oltre ai problemi strutturali, quelli dei trasporti. Abbiamo pagato la mancanza di un investimento nell’organizzazione dei trasporti ad un prezzo troppo alto.

Cosa pensi della politica, oggi al potere?

Si poteva e si può fare di meglio e decidere con chiarezza le priorità,  ma occorre fare le cose giuste e quelle che servono anche per il futuro. Si è discusso e parlato tanto di scuola per tutta l’estate ed invece la scuola è stata sacrificata. A Roma, esistono centinaia di spazi pubblici abbandonati.  Avremmo potuto utilizzarli ed, invece, vige ancora la logica dei tagli con l’incubo della legge Gelmini, che smembra le classi poco numerose per accorparle e ricreare le classi pollaio. Poche o nulle le deroghe che si sarebbero potute fare anche per questo.

Volete tornare alla normalità al più presto, perché i dati ci dicono che le scuole sono state responsabili ed hanno tenuto alla larga il virus e questo non ha premiato nessuno?

Non vogliamo tornare alla normalità, perché la normalità era il problema, non solo la pandemia. Non siamo delusi solo dal prolungamento sine die  della DAD, che accentuerà la dispersione scolastica a dismisura, ma dal fatto che pensavamo che tutto questo non sarebbe davvero accaduto, perché la scuola non è solo il nostro presente, ma il nostro futuro. Ed è quello che rischiamo di non avere più e noi non vogliamo permetterlo a nessuno.

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