Salvador Allende: si trattò di suicidio
La Corte Suprema Cilena ha confermato l’ipotesi di suicidio dell’ex Presidente Allende durante il colpo di Stato del 1973
Dopo quarantuno anni si chiude formalmente il caso della morte del Presidente Salvador Allende, confermando l’ipotesi di suicidio. Dopo due ricorsi affermanti invece l’assassinio, il 6 gennaio la Corte Suprema del Cile ha sancito che la morte del politico fu causata da un colpo autoinferto, a giudicare dalle condizioni del volto e dall’arma utilizzata. Il dossier pubblicato ricalca quindi gli ultimi attimi del Presidente, sotto l’assedio delle forze di Pinochet: l’11 settembre del 1973 Salvador Allende, rifugiato all’interno del Palacio de la Moneda, si chiuse all’interno del Salone dell’Indipendenza e sparò il colpo dirigendo il fucile verso il mento, causando così la morte immediata.
La descrizione fornita dalla Corte non è la prima relativa alla morte di Allende: la famiglia ha sempre sostenuto che l’arma utilizzata per il suicidio fu una spada; politici e giornalisti sostennero invece l’ipotesi del suicidio assistito, in cui il Presidente, feritosi gravemente, ha ricevuto il colpo mortale da un attendente. I dettagli della misteriosa morte hanno cominciato ad emergere dal 2011, quando la riesumazione del corpo ha permesso di identificare l’arma come un fucile automatico AK-47, appartenuto a Fidel Castro e poi donato al politico cileno.
L’annuncio dato dalla Corte Suprema ha scosso fortemente il Cile, la cui memoria di Allende è ancora viva e ciò che accadde quell’11 settembre (che evoca sempre gli Stati Uniti, anche se in questo caso in modo subdolamente velat0) suscita ancora profonda commozione.