Roma, Scorta civica manifesta in sostegno del pm Di Matteo
Un gruppo di privati cittadini chiede al ministro Alfano misure di protezione adeguate per il Pm, esorta il Csm all’archiviazione del procedimento disciplinare disposto nei confronti del giudice palermitano
Un gruppo di cittadini, agenti “di scorta civica”, spontaneamente si è mobilitato in sostegno del pm di Palermo, Antonino Di Matteo. “Non lasciamolo solo” hanno scritto sui cartelli che portano al collo i manifestanti. Il magistrato, i colleghi del pool e quelli delle altre procure siciliane, spiegano gli organizzatori, conducono inchieste particolarmente delicate e pericolose. Troppo spesso sono bersaglio di minacce gravi da parte di Cosa nostra, che pregiudica non solo la loro vita quotidiana, ma anche quella professionale. “A metà dicembre – ricorda, appunto, Sara Cinquegranelli, anima del movimento – il pm Di Matteo non ha potuto partecipare all’interrogatorio a Giovanni Brusca nell’aula bunker di Milano per motivi di sicurezza. Un’amara sconfitta, grave per il corso della giustizia e per la credibilità dello Stato”.
L’appuntamento era in piazza del Viminale, sede del Ministero dell’Interno. E’ qui che hanno fatto tappa i cittadini per consegnare una lettera, indirizzata al ministro Angelino Alfano per chiedergli di mantenere fede all’impegno preso per proteggere Antonino Di Matteo e gli uomini della scorta . Il titolare del Viminale, infatti, aveva assicurato che, a tal fine, sarebbe stato adottato il dispositivo di sicurezza “bomb jammer”, un apparecchio in grado di intercettare e neutralizzare gli impulsi radio con cui si azionano a distanza gli ordigni esplosivi. Ma – rilevano i cittadini – nell’ultimo Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, del 20 gennaio scorso, si è affermato genericamente che è “stato tracciato il quadro complessivo dell’esposizione a rischio di alcuni magistrati che operano nei distretti giudiziari siciliani, anche al fine si valutare l’adeguatezza delle misure di protezione in atto”. Troppo poco, per i manifestanti.
La “scorta civica” ha fatto, poi, tappa in piazza Indipendenza presso il Consiglio superiore della Magistratura. Anche qui è stata fatta protocollare una lettera per sollecitare l’archiviazione del procedimento disciplinare, disposto nei confronti del Pm palermitano, in seguito a un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, il 22 giugno 2012.
“La rilevanza delle inchieste di cui è titolare Nino Di Matteo – si legge nella missiva indirizzata alla Sezione disciplinare del Csm – i rischi e la costante pressione cui è sottoposto il magistrato, la fondamentale esigenza di verità, l’espandersi dei fenomeni criminali anche in apparati dello Stato, il quadro generale di forte instabilità politica e sociale in cui tutto ciò si colloca, suggeriscono, anzi impongono, un vigoroso segnale di solidarietà e sostegno concreto da parte del Consiglio superiore della magistratura, evitando così di ricadere nei tragici e mai dimenticati errori del passato che costarono la vita a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.
Intervista a Sara Cinquegranelli
Foto di Matteo Nardone