Pubblicato: mar, 15 Apr , 2014

Pulitzer, premiate le inchieste sul Datagate di Guardian e Washington Post

Attraverso le rivelazioni di Snowden, svelato il sistema di sorveglianza di massa dell’agenzia Nsa

 

Nsa AgencyNsa Agency I cronisti dei quotidiani The Guardian Us e The Washington Post sono stati insigniti del premio Pulitzer 2014 per avere raccontato lo scandalo internazionale del Datagate, che ha coinvolto e indebolito l’agenzia nazionale per la sicurezza americana, la Nsa, e ha spinto nella bufera gli Stati Uniti, il presidente Barack Obama e molti Paesi europei.

Lo scandalo ha preso forma e si è arricchito di tasselli inquietanti grazie alle rivelazioni di Edward Snowden, archivista dell’agenzia per la sicurezza americana, che, “ritenendo di essere stato testimone di violazioni sistematiche della legge da parte del governo”, ha sentito il dovere morale di agire. Così, ha fornito al Guardian testimonianze e documenti sul sistema di sorveglianza di massa attivato dalla Nsa.

L’agenzia americana aveva raccolto informazioni, dati e metadati attraverso intercettazioni telefoniche e informatiche. L’obiettivo era controllare chiunque, in qualunque momento. Sotto sorveglianza, infatti, c’erano oltre 50 mila reti informatiche e leader mondiali del calibro di Angela Merkel e Dilma Russef.

La commissione della Columbia University di New York, i diciannove giudici del Pulitzer, hanno premiato il Guardian per avere pubblicato e approfondito le rivelazioni della talpa, incendiando il dibattito pubblico tra governo e cittadini sulla sicurezza e la privacy. Al Washington Post, invece, è stato riconosciuto il merito di avere raccontato, in modo autorevole e scrupoloso, le rivelazioni di Snowden, consentendo ai lettori di comprendere come le dichiarazioni del contractor si inserissero nel quadro della sicurezza nazionale.

Alle due redazioni è stata consegnata la medaglia d’oro, simbolo del Pulitzer e della categoria giornalismo di pubblico servizio, l’unica a non ricevere un premio in denaro.

Le sezioni del premio del giornalismo statunitense sono quattordici, alle quali se ne aggiungono sette dedicate a musica, narrativa, saggistica, opere biografiche, poesia, storia e teatro.

Il riconoscimento per le breaking news, l’ultima ora, è andato alla redazione del Boston Globe per la copertura delle notizie dopo l’attentato alla Maratona di Boston, un anno fa. Ha ricevuto il premio della categoria giornalismo divulgativo Eli Saslow, del Washington Post, per avere tratteggiato, attraverso la ricostruzione dell’utilizzo dei buoni pasto a causa della recessione, la diffusione della povertà in America.

L’inchiesta migliore dell’anno la firma Chris Hamby, che ha svelato una truffa messa in piedi da medici e avvocati per evitare che, ai minatori affetti da malattie ai polmoni a causa del loro lavoro, venisse riconosciuto il risarcimento del danno.

La giuria della Columbia, inoltre, ha premiato il giornalismo locale, nazionale e internazionale per avere realizzato servizi sulla condizione abitativa dei senza tetto (Will Hobson e Michael La Forgia, del Tampa Bay Times), approfondimenti sui veterani di guerra abbandonati dallo Stato dopo il congedo dall’esercito (David Philipps di The Gazette), reportage sulla persecuzione della minoranza rohingya in Brimania (Jason Szep ed Andrew R.C. Marshall della Reuters).

Stephen Henderson del Detroit Free Press ha ricevuto il premio per gli articoli di opinione sulla crisi economica della capitale del Michigan. Allo staff dell’Oregonian di Portland, invece, è andato il riconoscimento per la categoria editoriale, mentre a Inga Saffron del Philadelphia Inquirer quello per la critica, sono state premiate le vignette dello Charlotte Observer, firmate da Kevin Siers.

Il New York Times conquista due premi, quello per la fotografia di John Haner e quello per la fotografia breaking news, che è andato a Tyler Hicks per la foto scattata durante gli attentati nel centro commerciale di Nairoby in Kenya.

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