Pubblicato: dom, 8 Dic , 2013

Presentato a Roma il docufilm su Gian Gaspare Napolitano

Il viaggiatore pigro con la smania di conoscere

 foto “Ho sempre l’idea che altri fatti accadono in qualche posto e tu non puoi essere assente, altri avvenimenti si svolgono e tu vorresti essere lì a guardarli. Per testimoniarne, per riferirne. E’ una malattia”.  Dice di sé, in un’intervista rilasciata alla Rai nel 1962, il viaggiatore pigro Gian Gaspare Napolitano, giornalista e scrittore, animato da una “curiosità smodata, con la voglia e la smania rabbiosa di vedere e di conoscere”.

 – Gian Gaspare Napolitano, intervista Rai 13 settembre 1962

  Napolitano, siciliano di nascita, ha iniziato a viaggiare giovanissimo, a ventidue anni, nel 1929. In Africa è stato dieci volte, di quel continente ha visitato venticinque Paesi. Ha solcato tre Oceani. Per un periodo ha vissuto in Canada, negli Stati Uniti, ma anche in Australia e Oceania. Ha esplorato zone poco conosciute dell’America centrale, ha trascorso un lungo periodo nel Nord del Messico tra gli Indios Seris.

  “È un inviato. Non può, non riesce a stare fermo. Devo ripartire! diceva quando rientrava in Italia”, racconta commossa la sua unica figlia, Giovanna. Con lei Gian Gaspare aveva instaurato un rapporto profondo, scambiavano quotidianamente lettere. “Quando ci ritrovavamo sapevamo tutto ognuno dell’altro. Scrivere ci ha fatto pensare tanto, ci ha consentito di scavare dentro noi stessi”, riflette Giovanna.

  – Giovanna Napolitano, unica figlia di Gian Gaspare

  Le epistole tra padre e figlia si sono trasformate in un vero e proprio diario. Giovanna lo ha conservato e lo ha riaperto all’archeologo Mario Mineo che lo ha letto, si è innamorato del personaggio e ha iniziato un lungo lavoro di ricerca. Fotografie, documenti custoditi negli archivi e nella discoteca di Stato hanno restituito alla memoria immagini, storie e luoghi confluiti nella narrazione accattivante del docufilm “Il viaggiatore pigro”.

  “È  la voglia di far rivivere il materiale che è depositato negli archivi statali dei musei, di far tornare parlanti documenti muti e dimenticati che mi ha permesso di leggere storie eccezionali e farle rivivere”. Mineo ripercorre i passi dello studio su Napolitano durato tre anni. Gian Gaspare ha una storia legata al museo Pigorini che è sì preistorico, ma ha anche un’anima etnografica. “Il suo interesse per le emigrazioni, per le popolazioni in via di estinzione è ricchezza per la nostra italianità”.

  – Mario Mineo, archeologo

  Sullo sfondo del racconto c’è sempre Palermo. Napolitano è nato qui, nel 1907, in via Protonotaro, una traversa di corso Vittorio Emanuele, nel palazzo Valicina. Un palazzo principesco, ritrovato corroso dal tempo e dalla salsedine la prima volta che il viaggiatore “pigro” ha avuto la possibilità di tornare nel capoluogo siciliano. Una città che per Gian Gaspare rimarrà sempre “bella, regale, lussuosa, elegante, estrema capitale europea mollemente adagiata sulla Conca d’oro”. Quella stessa Palermo amaramente scoperta, qualche anno più tardi, ferita dai bombardamenti inglesi e americani.

  Una Palermo che, con maestria, il regista del docufilm, Luigi Valente, fa percepire allo spettatore, non gliela fa visitare. Uno stratagemma che rende ancora più incisive la bellezza e la grandiosità della città. Valente, progetta il racconto della biografia di Napolitano, come un architetto fa con la sua matita: traccia linee che diventano armonia, che diventano un breve film che racconta la storia di un grande professionista del giornalismo, scrittore e regista e soprattutto testimone di fatti.

  – Luigi Valente, regista

  Il documentario è stato presentato, in forma istituzionale, al Museo preistorico etnografico Pigorini di Roma. Il museo, nel 2009, in occasione della XI settimana della cultura, aveva ospitato la mostra “I colori della magia”, ispirata al documentario “Magia verde”, realizzato da Napolitano per raccontare l’attraversamento della Foresta Amazzonica e le condizioni di vita degli indigeni. Un esordio alla regia che valse a Gian Gaspare Napolitano l’Orso d’argento, a Berlino.

  Proprio dopo quella mostra, con il supporto dello stesso museo Pigorini e della Film Commission della Regione Sicilia, la Honey moon –Laboratorio Cinema e Restauro – ha deciso di produrre il racconto dell’esperienza di Napolitano,  un docufilm che sarà rifinito in post produzione a Palermo e presentato al Sicilian Film Festival di Miami, in Florida.

 

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