Pubblicato: lun, 14 Ott , 2013

Palermo, fiaccolata per dire basta alla “macelleria sociale”

La città scende in strada contro la crisi del lavoro: un dramma che rischia di spegnere le speranze dei bambini in un futuro migliore

 

Padre_Garau

Padre Garau (a destra)

«Non si può che dire basta alla “macelleria sociale” che sta stravolgendo e rovinando la vita di migliaia di persone, con licenziamenti, ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni, servizi per i più deboli e sempre meno accessibili». È questo l’allarme lanciato dall’associazione Jus Vitae di don Antonio Garau che, per venerdì 18 ottobre, ha organizzato a Palermo – insieme a diversi altri enti – una manifestazione che partirà alle ore 21 con una fiaccolata da piazza Politeama, per arrivare a piazza Verdi, dove ci sarà un momento di preghiera comunitaria. «Il dramma non è solo la perdita del posto di lavoro o non ricevere stipendi, la tragedia è che i bambini che ci stanno a guardare, stanno perdendo, ogni giorno di più, la speranza in un futuro migliore».

Don Garau, considerato da sempre come un “prete antimafia”, erede di padre Pino Puglisi, rivolge l’appello a tutta la città, ai politici, agli insegnanti, ai liberi professionisti, agli impiegati; «tutti solidali con i papà e le mamme che hanno perso o stanno perdendo il lavoro». «È vergognoso – continua il sacerdote – che i bambini si ritrovino con un padre di famiglia che non sa come tirare a campare, che vivano in una società in cui se non hai “i soldi” vieni considerato un cittadino di serie B. Ed è vergognoso che, i bambini ospiti di strutture, da troppo tempo non ricevano il necessario, ma – al contrario – vengano abbandonati al loro triste futuro».

L’iniziativa non vuole essere un attacco contro specifici rappresentanti delle istituzioni, ma nasce con l’intento di «ricordare ad ognuno di noi, in primis attraverso il messaggio di Don Puglisi, che è fondamentale svolgere bene il proprio ruolo e fare qualcosa per questa Terra». Ecco perché alla manifestazione non ci saranno bandiere, né sigle, né sarà importante esserci come rappresentanti di enti, partiti o istituzioni, Forze dell’Ordine, categorie o gruppi specifici di disoccupati o licenziati. «L’importante sarà esserci come persone, uomini e donne che non vogliono gettare la spugna».

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