Pubblicato: mar, 29 Apr , 2014

Palermo, 100 giorni di Scorta Civica: volano alte le “Balle di Alfano”

Evento simbolico organizzato dal cartello di associazioni e liberi cittadini, per ricordare al ministro dell’Interno le tante promesse mai mantenute per la sicurezza dei pm

 

Non traggano in inganno i sorrisi, né gli abbracci o gli applausi, tantomeno i palloncini. Non è una festa, quella che si è celebrata oggi a Palermo, ma le bugie di uomo dello Stato che, con false promesse, aveva assicurato come «già reso disponibile il bomb jammer per il pm Nino Di Matteo». Era infatti il 3 dicembre 2013, quando, prima in un colloquio privato con Salvatore Borsellino (fratello del giudice ucciso il 19 luglio 1992 insieme a 5 dei suoi agenti di scorta) e poi pubblicamente in conferenza stampa, quando il ministro dell’Interno Angelino Alfano rilasciava quella dichiarazione, che a tanti era parso finalmente come un segnale positivo da parte delle Istituzioni nei confronti di magistrato che lotta affinché nel nostro Paese trionfino Verità e Giustizia su quel puzzo di compromesso contro il quale altri giudici prima di lui, anch’essi lasciati soli, si sono opposti fino alla morte. Ma erano solo bugie. D’altronde, il ministro si preparava già per la campagna elettorale da leader del Nuovo centrodestra e si sa quanto possano essere importanti certe promesse per un politico in cerca di voti. Ma c’è un limite a tutto. Tanto più che gli strali lanciati da Salvatore Riina, quando era ancora rinchiuso al carcere milanese di Opera (adesso si trova in quello di Parma), sono dei veri e propri ordini di morte. E se mai dovesse accadere quanto annunciato dal boss corleonese – «Lo farò in modo eclatante» –, il bomb jammer è l’unico dispositivo in grado di inibire l’uso dei telecomandi usati negli attentati (e che avrebbe impedito la morte di Falcone, Borsellino e Chinnici quantomeno nelle modalità con le quali sono stati eseguiti). Eppure, se lo stesso Alfano è convinto di «un possibile ritorno della strategia stragista», com’è possibile allora che, ad oggi, non si è ancora adoperato affinché lo Stato, che lui rappresenta in una delle sue più alte cariche, non abbia fatto tutto il possibile per proteggere il giudice Di Matteo?

Fino ad ora, di certe, ci sono solo le bugie. Alle quali la società civile non ha intenzione di stare a sentire in silenzio. Dal 20 gennaio (all’indomani dell’anniversario del compleanno del giudice Paolo Borsellino, su iniziativa del fratello Salvatore) è nato a Palermo il coordinamento Scorta Civica, costituito da associazioni e liberi cittadini con lo scopo di essere presenza costante, anche se solo simbolicamente, là dove è assente lo Stato, a sostegno dei magistrati della Procura di Palermo impegnati nel processo sulla Trattativa e minacciati di morte. Da quel primo presidio ai piedi del Palazzo di Giustizia sono trascorsi 100 imbarazzanti giorni di attesa e di speranza, e in cui va inserito quell’incontro a Roma, lo scorso 12 aprile, che sarebbe dovuto avvenire tra Salvatore Borsellino e il ministro dell’Interno. Un incontro cercato, voluto, promesso e infine conclusosi con Alfano che ballava allegramente in compagnia di Schifani e De Girolamo alla convention del Ncd, mentre l’ingegner Borsellino – e le centinaia di persone venute da tutta Italia – se ne tornava con le pive nel sacco.

No, oggi non c’è proprio nulla da festeggiare. E i palloncini lasciati liberi di volare in alto nel cielo, altro non rappresentano che le balle dette da Alfano in questi lunghi mesi, sospinte dal vento proprio davanti al Tribunale di Palermo, a simbolo della legittima pretesa di verità da parte dei tanti, tantissimi cittadini onesti.

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