Pubblicato: ven, 10 Mar , 2023

Naufragio a Steccato di Cutro (Crotone)

Trafficanti di anime, tra politiche e business spietati. La Calabria migliore si getta in mare a salvare chi può.

26 febbraio 2023: terribile naufragio di migranti nel Crotonese, decine di morti trovati in spiaggia. Messi in salvo altrettanti superstiti. Tra i corpi recuperati ci sono anche quelli di bambini piccoli, che viaggiavano con la famiglia su un barcone che all’alba si è spezzato in due nei pressi della spiaggia di Steccato di Cutro. Il bilancio delle vittime è destinato ad aggravarsi. Arrivavano dall’asia. Afghanistan, Siria, Pakistan. Una strage che inevitabilmente rischia di non essere l’ultima, con la rotta del Mediterraneo da est in crescita con l’intensificarsi dei conflitti e delle crisi umanitarie a oriente dell’Europa. Secondo i dati Frontex, a gennaio l’aumento degli arrivi sulle coste europee da Est è stato del 108% rispetto al 2021 e 2023. Solo in Italia sono stati oltre 18mila, con un aumento nel solo 2022 del 43%. Quella che una volta era considerata una via del mare secondaria attraversata per lo più da barche a vela, negli ultimi mesi ha conosciuto un nuovo incremento di partenze dalla Turchia da cui partono piccole imbarcazioni di 10-12 metri carichi di migranti da Siria, Afghanistan, Iraq e Pakistan. Con la rotta balcanica sempre più complicata da attraversare per l’aumento dei controlli, è dai porti di Izmir, Bodrum e Çanakkale che i trafficanti di esseri umani trovano sempre più occasioni. Complici la guerra in Ucraina e il terremoto in Turchia e Siria, che da un lato ha allentato la stretta dei controlli, dall’altro incrementato i disperati in fuga. Le organizzazioni criminali turche che organizzano i traffici hanno dovuto riorganizzarsi, mancando anche i marinai ucraini. In questi ultimi mesi sono stati arrestati scafisti siriani, russi, bengalese, Kazaki e Tagiki. I più frequenti sono turchi ed egiziani. Dietro l’incremento di arrivi in Calabria e Puglia dalla rotta dell’Est del Mediterraneo c’è anche il cambio di strategia delle organizzazioni criminali, dopo i sistematici respingimenti degli arrivi dalla Turchia alla Grecia. Per chi scappa da tutto e si affida al mare, servono mediamente 4 giorni di traversata, 10 mila dollari per gli adulti e 4 mila per i bambini.

Forse non è un caso che ad appena venti chilometri dalla spiaggia del recente sbarco a Cutro sia attivo da due decenni uno dei centri di accoglienza più grandi d’Europa. Il centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Isola di Capo Rizzuto, oggi amministrato sotto il pieno controllo della prefettura di Crotone. Giovedì 23 febbraio scorso, la Corte di Cassazione ha deciso, accogliendo il ricorso delle difese, di far celebrare a Catanzaro un secondo processo d’appello contro gli imputati accusati di aver garantito gli appalti del Cara, curando gli interessi della ‘ndrangheta e non quelli dello Stato. Un procedimento che rivela un passato recente non proprio cristallino: secondo l’accusa, più persone venivano sbarcate dai trafficanti nella zona, più la criminalità organizzata italiana guadagnava. L’inchiesta è portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che ha fatto luce sulla pesante cappa della cosca Arena su gran parte delle attività economiche di Isola Capo Rizzuto ed in particolare sul Centro di accoglienza per migranti diventato negli anni una sorta di bancomat dei clan (operazione jonny e segg).

Abbandonati da politica ed istituzioni che si rimpallano le responsabilità e sbraitano aumenti della pena per l’immigrazione clandestina, nella tragedia dell’ennesimo naufragio, la popolazione crotonese, alla faccia di tanti stolti pregiudizi, si è letteralmente buttata a mare per recuperare quanti più superstiti possibili e consentire una degna sepoltura a chi non ce l’ha fatta. Non era un atto dovuto. Anzi, i civili hanno prestato soccorso anche se qualcuno avvertiva che forse era un reato farlo. Tante persone del luogo si sono precipitate per dare una mano, hanno dato quel poco che avevano, portato coperte e ristoro ai sopravvissuti, fiori e preghiere per i morti. serrande abbassate e fiaccolata notturna, tutti si sono stretti vicini. “silenzio e giustizia per le vittime del mare” uno striscione significativo. E stringe davvero il cuore vedere un paese abbandonato da tutti, senza servizi e infrastrutture, nemmeno l’aeroporto attivo (inspiegabilmente), nè uno straccio di collegamento ferroviario che congiunga tutto il lato ionico. Nella povertà di una regione eccezionale quanto bella, nonostante tutto, ecco l’umanità davvero grande di un popolo troppe volte dimenticato. Mentre il governo promette di dare la caccia agli scafisti su tutto il globo terraqueo ma non si presenta nemmeno davanti all’angosciante distesa di bare. Bisogna tenere a mente anche queste cose quando si pensa al valore delle persone, a chi fa cosa. A chi c’è per davvero.

 

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