Pubblicato: dom, 27 Ott , 2013

Napoli, in 20.000 si mobilitano per fermare i roghi tossici nella Terra dei fuochi.

La Campania detiene la percentuale più alta di siti inquinati rispetto alla superficie totale. Il 18 per cento del territorio è da bonificare, devastato da chi, ogni giorno, senza scrupoli dà fuoco a scarti di lavorazione, interra fanghi industriali e stocca sostanze tossiche.   

 

 Terra_dei_Fuochi-2Napoli. Un serpentone di persone, a partire dal primo pomeriggio fino a sera inoltrata, si snoda per due chilometri. Un fiume di gente attraversa le strade dello shopping, si srotola senza soluzione di continuità da piazza Dante a piazza del Plebiscito diretto in via Santa Lucia dove ha sede la Regione Campania. Sono più di 20.000 i partecipanti. Cittadini, associazioni, studenti, genitori con bambini, tanti bambini, famiglie. Famiglie spesso colpite da lutti e dolore per avere perso i propri cari a causa del cancro. Sono arrivati a Napoli da tutta la regione. Hanno aderito alla mobilitazione generale, indetta da La Terra dei fuochi.it, blog curato da Angelo Ferrillo, per chiedere che si fermi l’avvelenamento delle terre della Campania.

 “Un corteo di ribellione civile e di grande indignazione per fermare i roghi tossici – spiegano i promotori. Una grande mobilitazione generale di persone perbene, che non ha colore politico ed è stata organizzata senza l’aiuto né di sindacati né di partiti, solo con l’impegno di liberi cittadini”.

 La Terra dei fuochi è quel lembo di Paese compreso tra le province di Caserta e di Napoli, devastato dai roghi di rifiuti tossici che vengono dati alle fiamme, ogni giorno più volte al giorno, lungo le arterie stradali secondarie o nei campi. Sono i rifiuti frutto di economie perverse, quelli prodotti dalle aziende che lavorano in  nero o quelli che partono dal Nord per essere smaltiti. Industria padana, camorra puttana! hanno intonato i manifestanti indignati.

 La rabbia dei cittadini è proprio tutta negli slogan urlati per le strade del capoluogo partenopeo: Ci stanno avvelenando, basta! Vogliamo vivere! Stop al biocidio! La popolazione campana è, ormai, fiaccata dal numero crescente di neoplasie, che spesso colpiscono i soggetti più indifesi: i bambini. Ne è aumentato il tasso di mortalità per tumore. Il loro patrimonio genetico registra un indebolimento a causa dell’inquinamento da rifiuti. I processi di combustione, infatti, liberano diossine e furani che restano nell’aria che respirano. Sulle tavole finiscono ortaggi e prodotti agricoli coltivati sui campi inquinati per coprire l’attività di smaltimento illecito. Per gli scienziati, il disastro è ambientale, è sanitario. E’ biocidio.

 La Campania guida la classifica dei siti avvelenati, ma non è sola: la superficie italiana gravemente compromessa, perché inquinata, misura 725.000 ettari. E’ però campana la percentuale più alta di siti inquinati rispetto alla superficie totale. Il 18 per cento del territorio è da bonificare. Il timore espresso dai manifestanti è proprio che, dopo anni di silenziosa indifferenza mentre l’avvelenamento delle terre era sotto gli occhi di tutti, non sia, ora, l’affare delle bonifiche ad avere attirato l’attenzione sul triste fenomeno della Terra dei fuochi. Non a caso, c’è chi sente puzza di bruciato se si considerano le rivelazioni fatte dai pentiti di camorra, che solo oggi ammettono di avere sversato rifiuti per venti anni in quei territori.

 A chi ha registrato assenze eccellenti, Ferrillo ha risposto che “ci sono battaglie che non hanno bisogno di eroi, ma di idee che camminano”. La situazione è molto grave, ma i cittadini campani hanno acquisito consapevolezza, hanno preso coscienza. Le promesse e gli annunci non sono più sufficienti. Servono impegni seri e concreti da parte delle istituzioni e della politica.

 Un popolo consapevole diventa inarrestabile. 

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