Pubblicato: lun, 14 Lug , 2014

Mafia, riaperto il caso di Mico Geraci

La presidente della Commissione parlamentare Antimafia raccoglie l’appello di Pif

 

geraci-domenico1Rosy Bindi ha accolto l’appello di Pif e di tantissimi altri cittadini che non si sono mai arresi e che chiedevano giustizia per Domenico Geraci, il sindacalista ucciso dalla mafia a Caccamo la sera del 8 ottobre 1998. La Commissione parlamentare Antimafia ha infatti riaperto il caso dopo 16 lunghi anni, per arrivare così finalmente a quella verità tanto attesa. Ad oggi, infatti, non si conoscono né gli autori né i mandanti dell’omicidio. Mercoledì 16 luglio la Commissione ascolterà a Roma il figlio di Mico, Giuseppe Geraci, che all’epoca aveva soltanto 17 anni e assistette al terribile delitto del padre. Un gruppo di lavoro della Commissione avrà il compito di indagare su questa vicenda, di cui ha parlato anche il collaboratore di giustizia Nino Giuffrè, ex capo mandamento di Caccamo, e su altri casi di omicidi mafiosi irrisolti.

«Siamo molto soddisfatti di questa decisione. Finalmente viene superata una condizione incredibile: speriamo che si dia così pieno riconoscimento alla condizione di vittima della mafia, come già emerge dalle dichiarazioni di molti pentiti». Lo ha detto Claudio Barone, segretario regionale della Uil, commentando la decisione della Commissione parlamentare Antimafia.

Domenico Geraci, 44 anni, fu ucciso sotto casa con cinque colpi di fucile a pompa calibro 12. Sindacalista della Uil allevatori, sposato con due figli, ex consigliere provinciale del Ppi, era quasi certamente prossimo candidato dell’Ulivo a sindaco di Caccamo, paese ad una cinquantina di chilometri da Palermo. Il figlio Giuseppe, richiamato dalla rapida successione dei primi spari, assistette dal balcone alle fasi terminali dell’omicidio del padre riverso ormai in una pozza di sangue, e tentò di reagire gettando un vaso per colpire i sicari, che però riuscirono a fuggire a bordo di una Fiat Uno. Fu proprio lui, all’epoca poco più che un ragazzo, ad essere accompagnato alla caserma dei carabinieri per essere ascoltato in qualità di testimone dal sostituto procuratore di Termini Imerese Giuseppina Cipolla. Oltre al figlio della vittima, gli inquirenti ascoltarono un amico di Geraci che si trovava con lui pochi minuti prima del delitto. Nei mesi precedenti, il sindacalista si era apertamente scagliato contro Cosa nostra e, in particolare, contro il nuovo piano regolatore a Caccamo che, secondo lui, tutelava interessi illeciti. L’ex consigliere provinciale, eletto nel 1994, lavorava inoltre da tempo con Beppe Lumia in vista della sua candidatura a primo cittadino e per la creazione di una lista di centrosinistra.

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