Luigi Bonaventura in pericolo di vita: trasferito da Termoli
Ad annunciarlo è lo stesso ex ‘ndranghetista, che però denuncia: «Allo stato attuale sono senza alcun tipo di protezione»
Il collaboratore di giustizia crotonese Luigi Bonaventura è stato trasferito dalla città di Termoli in un’altra località protetta per motivi di sicurezza, pur rimanendo ancora senza un’adeguata protezione da parte dello Stato. «È da mercoledì scorso che ho accettato di lasciare il Molise e il trasferimento in un’altra località – ci scrive l’ex affiliato di una delle più potenti ‘ndrine – con la premessa e promessa che i criteri sarebbero stati diversi da Termoli. Più efficaci su sicurezza, mimetizzazione, anonimato, inserimento socio-lavorativo e così via; con la premessa e promessa, tra l’altro, che sarebbe stato un trampolino per poi raggiungere una località davvero più sicura e definitiva come da tempo chiesto e da giugno dell’anno scorso mi hanno promesso con tot di verbale cioè l’estero e, quindi, finalmente dopo oltre sette anni e mezzo una vera risoluzione positiva per la mia famiglia che è composta da due nuclei con ben otto persone: io, mia moglie e i miei due bambini, i miei due anziani suoceri con i loro due figli. Qui, allo stato attuale, sono senza nessun tipo di protezione. È assurdo».
Troppe, lo abbiamo spesso denunciato anche noi, sono le falle all’interno del programma di protezione dei collaboratori di giustizia, di provenienza diametralmente opposta a quella dei testimoni, ma allo stesso modo di fondamentale importanza per le indagini dell’autorità giudiziaria e accomunati proprio da quelle falle che rischiano di mettere in serio pericolo la loro vita e quella dei loro famigliari. Nonostante l’assenza dello Stato e le continue minacce ricevute, Bonaventura non si è mai arreso ed è andato avanti nella scelta di collaborare con la giustizia. Una scelta fatta, al contrario di altri “pentiti”, non per ottenere in cambio dei benefici, ma per una questione morale e per essere soprattutto da esempio per i suoi figli.
«È da oltre quattro mesi – continua lo sfogo – che con il servizio centrale e vari direttori del Nop si è pianificato il tutto e fino alla settimana scorsa mi avevano garantito per l’ennesima volta che era tutto a posto e, invece, non mi è stato ancora assegnato nessun referente territoriale tra alcun membro delle forze dell’ordine. Non possiamo nemmeno andare da un medico o all’ospedale se c’è un urgenza, perché siamo completamente sprovvisti di efficaci documenti di copertura e tessere sanitarie come da tanto tempo richiesti e accordati. Vergognoso e sicuramente scarsamente efficace nel contrasto alle mafie e nell’incoraggiare la vera collaborazione. Siamo in una casa fatiscente, che anch’essa doveva essere sistemata da quattro mesi e cioè dal giorno che ci è stata fatta vedere, ma non hanno fatto niente. E questo sempre nonostante le garanzie che il direttore Al contrario di quello che anche in questo caso il direttore dei Nop di qua ci aveva garantito fino a pochi giorni prima della nostra partenza».