L’epoca della prepotenza senza limiti
Bullismo su un bambino con cicatrici, era sopravvissuto ad un incidente stradale.
«Sei un mostro», «meglio se non ti fai vedere», «l’incidente ti ha reso stupido», «Dio ti ha lasciato con quella faccia per punirti».
Frasi che non sono rivolte al peggiore dei criminali sulla terra, ma ad un bambino che è stato investito per strada. Critiche, offese, condanne per l’aspetto fisico, parole pesantissime. Una situazione lancinante, frutto della cattiveria di bambinetti maleducati e viziati di appena 12 anni, ma anche di professori e personale scolastico poco attenti.

Complice anche il contesto di piccola periferia da borgata provinciale in cui la stoltezza umana è amplificata, stupisce come nel
millennio che tanto si dichiara tollerante, in cui sembra concesso girare vestiti da elfi con le orecchie spuntate o la lingua biforcuta nel sacrosanto principio di libertà di essere ed esprimersi come si vuole, tanta cattiveria venga riversata contro una persona senza alcun motivo. Fa rabbrividire la mancanza di empatia e di solidarietà, quella che una volta avrebbe unito tutto il paesello ad aiutare una famiglia colpita da una tragedia.

Il risveglio del 2023 è invece con ragazzini-aguzzini che si atteggiano a conquistatori del mondo e reclamano la libertà di espressione solo per sè stessi. Liberi di poter insultare, diffamare, sputare, imbrattare, rompere tutto e fare del male. Alle spalle famiglie pronte a far causa a maestri che danno i compiti per casa, famiglie disagiate, straniere, distratte, o semplicemente esse stesse prive di riferimenti morali ed etici. Di base, sembra proprio che manchi rispetto ed educazione, ideali e valori forti. Famiglia e scuola una
volta erano presidi di cultura ed educazione, mentre oggi sembrano entrambe in ostaggio della prevaricazione e dell’arroganza.

“Bullismo”, parola super inflazionata. Gli stessi prepotenti c’erano anche nei decenni passati, solo che gli adulti dell’epoca erano valide guide di riferimento che segnavano gli argini e davano il limite entro cui poter crescere ed imparare. Non è un caso se alla cattiveria dei bambini non abbia risposto alcun adulto, o presunto tale. Professori, operatori scolastici, dirigente, genitori.
Bella la condivisione dei post, bella la solidarietà rigorosamente via social per le disgrazie nel mondo o le foto di famiglia stile mulino bianco. Magari pure le citazioni di Wonder. Manca, però, la concretezza della vita reale. L’esserci, anche con l’audacia di saper dire no ai capricci dei figli.
Qualche mese fa un ragazzo ha versato benzina su una pallina da tennis, ha preso un accendino, l’ha accesa e lanciata direttamente in faccia ad un bambino di sei anni e lo ha guardato bruciare vivo.
C’è da vergognarsi di quello che siamo. C’è da prendersi la responsabilità per quello che si insegna a chi viene dopo di noi.