Pubblicato: ven, 7 Mar , 2014

Legge elettorale, è scontro sulla parità di genere

Alla vigilia dell’ 8 marzo vengono rimandati a lunedì i voti sugli emendamenti per la parità di genere. Le donne di tutti i partiti fanno fronte comune e firmano un appello ai segretari dei partiti di maggioranza.

 

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin è tra le firmatarie dell'appello

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin è tra le firmatarie dell’appello

Ancora tensioni in parlamento a pochi passi dall’approvazione della legge elettorale. Superato lo scoglio Senato, alla viglia dell’ 8 marzo a creare forti tensioni è il nodo della parità genere. Il principio era stato inserito fin dal primo accordo steso lo scorso gennaio al Nazareno tra Renzi e Berlusconi che prevede listini bloccati dove devono essere inseriti lo stesso numero di candidati uomini e donne in un ordine che prevede non più di due candidati dello stesso genere consecutivi. In parole povere il rischio è che in molti collegi, specialmente in quelli più incerti dove solo i primi due di una lista hanno possibilità concrete di accedere alla Camera, l’alternanza si concretizzi in due uomini e una donna in modo da rispettare la parità di genere ma di fatto non garantendo al sesso femminile effettive pari opportunità d’accesso al Parlamento.

Per questo motivo le parlamentari stanno facendo fronte comune per modificare tramite emendamenti le modalità di accesso a Montecitorio, creando un profilo twitter dedicato, @paritadigenere, e sottoscrivendo un documento firmato da novanta deputate rivolto ai segretari dei partiti di maggiornaza e di Forza Italia: «Siamo convinte che non sia possibile varare una nuova legge senza prevedere regole cogenti per promuovere la presenza femminile nelle istituzioni e per dare piena attuazione all’articolo 3 e all’articolo 51 della Costituzione.
Per questo – recita il testo – abbiamo sottoscritto in maniera trasversale alcuni emendamenti. La nostra convinzione è che l’intesa politica raggiunta possa guadagnare in credibilità e forza da una norma capace di collocare il nostro paese tra le migliori esperienze europee.
La responsabilità della politica sta ora nel trovare una soluzione ad una questione di civiltà e di qualità della democrazia che troverebbe il favore non solo delle donne, ma di tutti i cittadini che hanno fiducia nelle nostre istituzioni e nella possibilità di renderle migliori».

Gli emendamenti della discordia sono sopratutto due dove si propongono l’alternanza di genere sia come capilista che nella lista.

I colleghi uomini hanno deciso di accantonare gli emendamenti alla legge elettorale sulla rappresentanza di genere. Di emendamenti ne sono stati presentati diversi, da parte di quasi tutti i partiti, ma il comitato dei nove questa mattina ha deciso, in assenza ancora di un accordo nella maggioranza e con Forza Italia, di rinviare la questione ad un secondo momento.

La battaglia è sopratutto all’ interno di Forza Italia che non vuole apportare altre modifiche al testo e dove tra l’altro due big del partito come Daniela Santanchè e Maria Stella Gelmini si sono dichiarate contrarie a questi emendamenti. Decisamente contraio è il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta: «Le quote premierebbero solo le deputate più ubbidienti e chi ne usufruisce viene percepito come un raccomandato. La Tatcher non ne ha avuto bisogno per emergere».

Tempo fino a lunedì per trovare un accordo, quando si tornerà in aula per votare gli ultimi emendamenti. Ma quello alla Camera è solo il primo dei passaggi parlamentari. Come prevede l’iter la palla poi passerà al Senato dove gli scontenti torneranno alla carica.

 

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