Pubblicato: mer, 11 Giu , 2014

Legge 40, la partita è chiusa. La Corte conferma l’eterologa all’italiana

Pubblicate le motivazioni della sentenza, nessun rinvio al Parlamento. La donazione sarà anonima e gratuita. Sconfitta l’ideologia teodem, ma il ministro Beatrice Lorenzin conferma come  rappresentante ai tavoli della sanità la veterodem Assuntina Morresi.
Un momento durante la discussione della Legge 40 in Corte Costituzionale

Un momento durante la discussione della Legge 40 in Corte Costituzionale

Per la fecondazione eterologa oggi la partita è stata definitivamente chiusa e vinta. Dopo dieci anni di un irragionevole divieto, le associazioni di tutela delle coppie, che fin dal 2004 avevano detto no al divieto e sostenuto il referendum abrogativo della legge 40, hanno avuto ragione con i ricorsi nei tribunali. Il fischio di fine della decennale querelle è stato dato dalle motivazioni alla sentenza n. 162 della Corte Costituzionale, che passerà nella storia della giurisprudenza italiana, per aver sancito forte e chiaro che esiste il diritto alla vita familiare, che la genitorialità non è solo quella biologica e ribadito che i figli, voluti e cercati nei percorsi medico-assistiti, riceveranno le medesime tutele di tutti gli altri. Un principio già scritto nella legge 40, che la sentenza di oggi ricorda dentro un percorso definito dalle normative vigenti: l’eterologa all’italiana. Infatti, a differenza che in Belgio, Spagna, Grecia, Gran Bretagna, l’accesso resta limitato alle coppie, eterosessuali, sposate o conviventi. La donazione sarà a titolo gratuito ed ogni donatore non potrà essere utilizzato oltre il numero che sarà stabilito dalle linee guida, ha ribadito la Consulta. Questioni che dovrà dirimere un comitato scientifico del Ministero della Salute con le linee guida e non il Parlamento, sul cui ruolo, invece, aveva insistito più volte il ministro Beatrice Lorenzin, preoccupata di tutelare la complessità delle questioni etiche in gioco. Non è così, lo scrive la sentenza: la sensibilità etica non può superare valori costituzionali fondanti, non esiste un diritto prevalente del nascituro, ma si deve bilanciare ed occorre recepire le normative europee, che già esistono sui criteri scientifici per la conservazione e la donazione. In Italia, però, resta il no netto a qualsiasi forma di commercializzazione.

La reazione dei centri esteri

Scuotono la testa alcuni medici stranieri, spagnoli e greci, a loro sembra impossibile che la gratuità delle donazioni possa sostenere la domanda. In Spagna l’offerta di gameti ha numeri importanti, perchè le donatrici sono giovani studentesse, spesso anche straniere, accorse fino ad oggi per soddisfare, a pagamento, il 60% della domanda italiana per la donazione dei gameti. Ora i centri stranieri di riferimento per gli italiani temono il crac e si vorrebbero riposizionare vendendo agli italiani le loro eccedenze. E’ una ipotesi di alcuni centri esteri. In Italia, prima della legge 40, venivano donati da donne fertili, che ricorrevano alla fecondazione in vitro, gli ovociti eccedenti, per un transfer a fresco. Oggi, invece la tecnica ci offre una possibilità in più: quella di poter lasciare gli ovociti congelati in un centro per le altre donne.

Verso una cultura della donazione dei gameti

Per la campagna di sensibilizzazione verso la cultura della donazione di organi, tessuti e cellule si è già espresso il nuovo codice deontologico dei medici e per la donazione dei gameti si sta costituendo anche una comitato di associazioni di tutela delle coppie infertili. Le certificazioni per i centri ora andranno verificate anche sulla fecondazione con donazione, ma di fatto è già tutto scritto nei protocolli europei per la sicurezza e la qualità, occorre solo fare le verifiche. Dunque, i centri italiani, dopo aver richiesto alle coppie il consenso alla donazione dei gameti eccedenti, potrebbero già partire o attingere alle banche europee certificate, a cui si potrebbero rivolgere le coppie stesse per poi andare nei centri italiani più vicini. La politica, dovrebbe a questo punto puntare l’attenzione sulla organizzazione omogenea e razionale dei servizi, sia nel pubblico che nel privato, per non rischiare, che ancora una volta la questione resti solo “privata”, riconfermando le disequità di sempre su questa materia.

Il rischio: diritti e libertà inesigibili

Eppure nella conferenza Stato – Regioni , al tavolo in cui entro giugno dovrebbe essere aggiornato l’elenco delle prestazioni riconosciute nei Livelli essenziali di assistenza si stanno facendo ancora orecchie da mercante. La procreazione medicalmente assistita resta una domanda non essenziale per il Governo ed il turismo interregionale rischia di confermarsi. Alcune Regioni, come la Puglia ed il Lazio, afflitte dai piani di rientro, non potranno offrire ticket concorrenziali con i centri privati.Così anche il nuovo diritto di accesso ai servizi per la fecondazione con donazione rischia di restare inesigibile dai più, come lo è ancora di fatto, l’accesso alla diagnosi genetica sull’embrione, che si ottiene nelle strutture pubbliche gratuitamente a colpi di ordinanza e caso per caso. Si confermano, infatti, tecniche costosissime perchè erogate in regime di quasi monopolio assoluto da pochissimi privati.

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