Pubblicato: mar, 11 Lug , 2017

Le mafie in Italia sono sempre più forti e si alleano con i clan stranieri

Credere che la mafia oggi non esista più è un grosso e grossolano errore.

 

 

     L’ultima relazione della Direzione nazionale Antimafia (http://www.publicpolicy.it/wp-content/uploads/2016/03/Relazione-Franco-Roberti-Dna.pdf ), presentata dal procuratore Franco Roberti e dalla presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, riporta un’Italia sempre più collusa e dominata dai clan. Il panorama delle indagini mostra sodalizi in tutti gli ambiti imprenditoriali, nella pubblica amministrazione e in politica, radicati da Nord a Sud, indirizzando poteri pubblici ed economia.

La criminalità organizzata non si è assopita e quella che sembra stare meglio è la ‘ndrangheta, che sta conoscendo un periodo di crescita e presa di tutte le regioni italiane. Va forte anche all’estero, “colonizzando” e riportando il sistema calabrese ovunque si insedi. Assediata in parlamento ed in molti ruoli apicali, è ormai documentato come sia stabilmente presente in tutti i settori nevralgici del nostro Paese. «un rapporto tra la ‘ndrangheta, esponenti di rilievo delle Istituzioni e professionisti – legati anche ad organizzazioni massoniche ed ai Servizi segreti – di piena intraneità, al punto da giocare un ruolo di assoluto primo piano nelle scelte strategiche dell’associazione, facendo parte di una ‘struttura riservata’ di comando» (relazione Dna-2016).

Perdura, l’attività della Sacra Corona Unita, che intreccia rapporti prevalentemente di natura corruttiva, con amministratori pubblici e politici locali, finalizzati per lo più ad ottenere appalti, o comunque inserirsi nell’economia locale. Effettua lucrosi investimenti, in particolare nel settore delle scommesse e del gioco d’azzardo.

Omicidi ed agguati continuano nell’inquietudine violenta della Camorra. I gruppi criminali camorristici si manifestano attraverso una presenza intensa, che sconvolge senza schemi fissi. Inflitrata e ramificata nel tessuto economico ed amministrativo delle realtà locali, egemonizza gli appalti, gestisce prestiti usurari, investimenti dei profitti criminali, ristorazione, commercio di capi di abbigliamento, monopolio di numerosi impianti di distribuzione di carburante, agenzie di scommesse, gioco on-line, video poker. Il controllo camorristico sul territorio si manifesta spesso con l’intimidazione. Intrattiene consolidate relazioni affaristiche con i narcotrafficanti stranieri, per lo più spagnoli e olandesi.

Infine, la più importante, da decenni avviluppata con i poteri apicali e la politica, Cosa Nostra è ancora in essere. Fortemente strutturata e presente su tutto il territorio, infiltrata e ramificata in ogni settore economico e finanziario. Dopo gli anni della strategia di “sommersione” seguita alla cattura di Bernardo Provenzano, Cosa nostra cerca una nuovo capo carismatico. Si conferma organizzazione solida, riconosciuta per autorevolezza da tutti gli strati della popolazione. Dotata di risorse economiche sconfinate ed intatte, è più che mai in grado di esercitare un forte controllo sociale. La città di Palermo è e rimane il luogo in cui l’organizzazione criminale predispone e opera. In assenza dei suoi boss, sta riscoprendo il valore della propria costituzione interna e applicando una cooperazione di tipo orizzontale tra le sue famiglie. Rinnovato interesse per il traffico di stupefacenti e per la gestione dei giochi. Reinveste cospicui profitti derivanti dai traffici criminali, in attività economiche apparentemente lecite ma esercitate con il metodo mafioso. Continuano le alleanze con politici ed amministratori locali, anche mediante patti di scambio. Rimane forte il rapporto di asservimento bidirezionale tra politica, poteri pubblici e cosche.

Quasi mille pagine di rapporto per ricostruire gli affari delle mafie, la relazione della Dna quest’anno è più corposa. Per la prima volta, sono stati analizzati anche altri gruppi mafiosi importati. 570 gli stranieri accusati di associazione mafiosa (1.555 gli italiani) e 10.184 gli stranieri coinvolti nel traffico di stupefacenti (16.170 gli italiani). Cifre in aumento che confermano come la criminalità organizzata estera sia ormai un nuovo ramo da aggiungere alle mafie operanti sul territorio nazionale. La nuova realtà emergente è degli Albanesi, Cinesi, Russi, Africani e SudAmericani.

Gli albanesi stringono affari con importanti cosche, soprattutto ‘ndranghetiste, nella gestione del traffico di stupefacenti, armi e tratta di esseri umani. I russi sembrano concentrarsi sul traffico di stupefacenti e di armi, il contrabbando di tabacchi, tratta di esseri umani, reati predatori. Non mancano le infiltrazioni nelle attività imprenditoriali legali, riciclaggio, investimenti immobiliari, strutture commerciali e nei più famosi centri cittadini, a cominciare dalle località balneari.

I cinesi gestiscono i traffici transnazionali di merci contraffatte e di contrabbando, nonché i rilevanti flussi migratori illegali. Anche per loro sono ghiotti la gestione del gioco d’azzardo e spaccio di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, usura in danno di connazionali, rapine ed estorsioni a danno di imprenditori e commercianti connazionali. Sono i clan che hanno cominciato a spacciare nuovi tipi di droghe sintetiche. Anch’essi si muovono nel settore finanziario, reinvestono i capitali illeciti per finanziare attività illegali e speculazioni lecite, acquisto di immobili, esercizi commerciali e di imprese in stato di dissesto, risanate con l’utilizzo di forza lavoro clandestina a bassissimo costo.

Al sud trionfano i clan africani, che hanno spesso legami con quelli locali. Immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione, traffico di esseri umani. A dettare legge ci sono i nigeriani di Black Axe, il loro quartier generale è diventato Ballarò. Siciliani, campani, calabresi e nigeriani: un’organizzazione criminale attiva in tutta Italia che nel novembre scorso è finita al centro dell’operazione della procura di Palermo. Per gli investigatori si tratta di una gruppo più violento perfino di Cosa nostra.

Da oltreoceano arrivano con furore le gang sudamericane, che proliferano nelle grosse città del Nord, con un uso sconsiderato della violenza. La presenza di soggetti provenienti dal Sudamerica è finalizzata principalmente al narcotraffico, in particolare cocaina, a prezzi maggiormente competitivi, grazie ai contatti diretti con i fornitori nei Paesi d’origine.

Dall’ultima operazione Beta (luglio 2017, Messina) è emerso il fenomeno sempre più evidente delle interconnessioni tra le criminalità organizzate, in particolare tra le due big Cosa Nostra e ‘ndrangheta.

La mafia lavora sempre di più all’interno dell’economia reale, anche attraverso gruppi finanziari. Permane la supremazia di Cosa nostra, sovraordinata rispetto agli altri clan, che quando vi si imbattono fanno un passo indietro (rif. pm Sebastiano Ardita).

“Ma tu puoi pensare che possa esistere mafia, camorra, ‘Ndrangheta senza l’appoggio delle istituzioni dello Stato? Rimarrebbero banditi di strada”, Carmine Schiavone.

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