Pubblicato: ven, 14 Feb , 2014

Insultò la memoria di Falcone, deferito Miccoli

La decisione della Figc: l’ex attaccante del Palermo ha violato l’art. 1 del codice di giustizia sportiva. Deferito anche il Palermo
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Le lacrime di Miccoli (foto ANSA)

«Vediamoci davanti all’albero di quel fango di Falcone». Era il 2011 quando, l’allora attaccante del Palermo Fabrizio Miccoli, pronunciava questa frase al telefono, mentre parlava con l’amico Marco Lauricella, figlio del boss Antonino, intercettato nell’ambito di un’indagine su alcuni personaggi legati alla mafia. Quelle parole, rese pubbliche il 22 giugno del 2013, sollevarono comprensibilmente una vera ondata di indignazione.

Il calciatore cercò di rimediare chiedendo pubblicamente scusa alla città, ai tifosi e ovviamente, prima di tutto, alla famiglia Falcone. Lo fece nel corso di una conferenza stampa in cui le copiose lacrime (di coccodrillo) dell’ex capitano rosanero non bastarono certo a placare gli animi dei palermitani, memori, oltre che dei ripetuti insulti alla memoria del giudice ucciso da Cosa nostra il 23 maggio 1992, anche delle frequentazioni non esattamente raccomandabili di Miccoli. Secondo gli investigatori, all’epoca della sua permanenza nel capoluogo siciliano, l’attaccante ebbe anche qualche contatto con Francesco Guttadauro, nipote del superboss latitante Matteo Messina Denaro.

L’accorata richiesta di perdono non fu sufficiente: la società presieduta da Zamparini si vide costretta a non rinnovargli il contratto. Miccoli fece le valigie e se ne tornò nella sua Lecce, esordendo in Lega pro in maglia giallorossa il 4 agosto dello stesso anno.

Da quella vicenda sono trascorsi otto mesi e ieri la giustizia sportiva ha preso il primo provvedimento alla luce di quelle sconcertanti affermazioni. La Commissione disciplinare della Federcalcio ha infatti deciso per il deferimento del calciatore, il quale dovrà rispondere, secondo l’accusa del Procuratore federale, della violazione dell’art. 1 del Codice di giustizia sportiva, ovvero di  «violazione dei doveri di lealtà, probità e correttezza» e di offesa alla memoria del magistrato per «la frase, poi riportata da vari quotidiani, “quel fango di Falcone”». Il ritardo è presto spiegato: la Figc attendeva la chiusura delle indagini penali, al fine di acquisire tutti gli elementi utili all’accertamento dei fatti.

Con lo stesso provvedimento, il procuratore ha anche deferito il Palermo «per responsabilità oggettiva, per le violazioni addebitate al proprio calciatore». La Procura ha invece archiviato il procedimento relativo all’uso, da parte di Miccoli, «di schede telefoniche intestate ad altri soggetti, non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare».

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