Pubblicato: gio, 29 Ott , 2015

In Polonia trionfa l’ultradestra.

“A rischio in Polonia è la stessa democrazia” ha affermato il direttore di Gazeta Wyborcza.

polonia_elezioni2Il partito Diritto e Giustizia, il cui leader è l’ex premier Jaroslaw Kaczynski, ha vinto le elezioni politiche in Polonia con il 39,1% delle preferenze. Il partito del primo ministro uscente Ewa Kopacz, Piattaforma civica, si ferma al 23,4%.
La candidata premier del partito dell’ultradestra, Beata Szylo sarà in grado di formare il nuovo esecutivo e governare senza bisogno di alleanze. Nel Sejm, la Camera bassa, Diritto e Giustizia potrà contare su 242 deputati su 460.
E’ la prima volta dal 1989 che ciò avviene, come è la prima volta, dalla caduta del muro di Berlino, che si verifica il fatto, successo in queste elezioni, che nessuna forza di sinistra ha ottenuto abbastanza voti per poter entrare in Parlamento.
La vittoria in Polonia, dunque, un Paese sempre molto importante nella Storia dell’est Europa, è andata a un partito fortemente nazionalista e xenofobo e anti-Ue. Una formazione politica che gronda  retorica nazionalista, populista e  odio razziale. Sarebbero già preparate cosiddette riforme che avvicinerebbero la Polonia all’Ungheria di Orban, come infatti prometteva lo slogan guida della campagna elettorale della destra. Porte chiuse ai migranti, Kaczynski, che molto probabilmente sarà l’autentico padrone della politica polacca non li vuole, ha persino paventato un “rischio epidemie” di cui sarebbero portatori. Ciò che invece vuole l’ultradestra di Diritto e Giustizia sono più basi Nato in Polonia e il rinnovamento dell’esercito polacco, sostenere l’industria nazionale, non entrare nell’euro. Va sottolineato, a proposito della muscolare politica militare, che la destra polacca è fortemente ostile alla Russia.
“A rischio in Polonia è la stessa democrazia” ha avvertito Adam Michnik, il direttore di Gazeta Wyborcza, il più importante quotidiano polacco, fondato nel 1989 da Michnik, un ex dirigente di “Solidarnosc”.
Kaczynski sarà una sorta di “generalissimo” della scena politica polacca. Le due principali cariche del Paese saranno in mano di persone da lui indicate e quindi a lui soggette, vale a dire Andrzej Duda, diventato capo dello Stato grazie alla designazione del deus ex machina e Beata Szylo, pure lei investita della carica di premier per l’indicazione dello stesso Kaczynski.
Un successo questo che gela i partiti progressisti del Paese gravemente sconfitti, ma che dovrebbe far meditare le menti di Bruxelles. La conquista del governo da parte dell’ultradestra, che potrebbe portare la Polonia verso un buio regime, è stata ottenuta anche grazie a un programma economico populista che si dichiara in controtendenza rispetto alle manovre dei centristi, finora al potere, più allineati alle direttive europee: ritiro della riforma delle pensioni introdotta dai centristi e dunque, invece che a 67 anni, il ripristino delle pensioni di vecchiaia a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne, medicine gratuite per gli anziani, misure che troverebbero copertura, secondo le promesse, mediante l’aumento delle tasse per le banche e le grosse società che operano in Polonia. Ma che mostra una volta di più l’ottusità e il nullo consenso popolare delle imposizioni dei ragionieri di Bruxelles, votati all’austerità per dare ossigeno ai poteri finanziari a scapito della gente vera.

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