Pubblicato: dom, 29 Ott , 2017

Il fenomeno dello scioglimento dei comuni per mafia.

Lo scioglimento nacque come provvedimento legislativo d’emergenza ed è una misura normativa unica al mondo, dovuta alla particolarità (mafiosa) italiana.

    Negli anni ‘90 anni lo Stato intervenne a seguito di una cruenta faida che vedeva come epicentro Taurianova (RC), dove tra i vari omicidi e attentati vi fu anche la decapitazione di un affiliato alla ‘ndrangheta la cui testa venne poi lanciata in aria e usata per il tiro al bersaglio.

Introdotto nel nostro ordinamento nel 1991 (decreto legge n.164/1991) ed oggetto di numerose modifiche, viene disciplinato negli articoli da 143 a 146 del T.U. degli enti locali di cui al decreto legislativo n. 267/2000.

La Legge fu pensata con valore preventivo, affidando al ministro dell’Interno il potere di sciogliere i comuni in modo autonomo. In realtà, il decreto viene emanato quasi sempre successivamente ad avvenimenti o fatti che in modo quasi incontrovertibile portino all’evidenza la vicinanza mafiosa.

Inoltre, i governi spesso lo usano come strumento per colpire le fazioni opposte, con una forte discrezionalità politica (vedi anche il caso del Comune Fondi-Lazio).

Nel febbraio 2016 il CdS ha disposto l’obbligatorietà della prova del condizionamento di stampo mafioso sulla volontà dell’organismo, cioè la consapevolezza degli amministratori del loro agire con volontà viziata a causa delle pressioni criminali (Consiglio di Stato, sezione III, 24/02/2016, n.748), annullando così alcuni scioglimenti comunali già disposti.

Ad oggi sono stati sciolti 268 Consigli comunali per infiltrazioni mafiose (cfr Relazione parlamentare:http://www.camera.it/leg17/494?idLegislatura=17&categoria=088&tipologiaDoc=elenco_categoria )

“E’ lo Stato che deve cercare di infiltrarsi ” (commissione antimafia 2007).

Gli scioglimenti per mafia aumentano: coinvolte amministrazioni locali, comuni e province, ma anche aziende sanitarie ed altre amministrazioni. Provvedimento che si declina in modo importante al sud (in alcuni casi più di un scioglimento per lo stesso comune) e si rintraccia anche al nord del paese, senza risparmiare nemmeno la capitale.

Il X Municipio di Roma (Ostia), infatti, è stato sciolto e dopo anni di commissariamento si ritrova a fine 2017 -forse- a votare in modo tradizionale.

Sicilia, Campania e Calabria si guadagnano il triste podio, tra i loro numerosi comuni sciolti, vi sono anche quelli ad avere più di un decreto (alcuni addirittura sono già al terzo). Il fenomeno è, però, così trasversale che attraversa tutta la nazione. Arriva al mitico comune di Brescello (Reggio Emilia), passato alla storia per le avventure di Don Camillo e Peppone. E ancora, Villa d’Adda (Lombardia), Abano Terme (Veneto), Lavagna (Liguria) e Carezzano (Piemonte). La Liguria è stata inserita tra le regioni nordiche come succursale distaccata dei mandamenti calabresi.

Inflitrazioni mafiose che si riverberano maggiormente nella parte economica-politica (bilancio, elezioni, appalti..), a volte emergono in episodi più colorati e folkloristici. Gli sposi che atterrano con l’elicoterro nel centro di Nicotera (già sciolto anche nel 2016), sotto l’ala protezionista del clan Mancuso, hanno portato a sette indagati, perquisizione del sindaco e apertura di un’inchiesta. Più recentemente, ha suscitato clamore il pallone aerostatico dedicato ai Buscemi che volava nei cieli di Valenzano (Brindisi), durante la festa di san Rocco. Si tratta della famiglia Buscemi, collegati al clan Stramaglia-Parisi, uno dei più potenti e temuti del Barese. Tra i fiori della mongolfiera spiccavano i messaggi “Viva san Rocco” e “Viva san Michele”. Un presunto omaggio a quel Michele Biscemi, considerato uno dei giovani più rampanti del clan. Nipote di Salvatore, boss della famiglia mafiosa del mandamento di Boccadifalco a Palermo, trasferitosi oltre quarant’anni fa in provincia di Bari. Michele fu più volte coinvolto in inchieste sul traffico di droga e accusato di un omicidio, venne ammazzato nel 2008. La mongolfiera per segnalare in forma pubblica e spettacolare il proprio controllo sul territorio, è, però, stata vista anche dalle forze dell’ordine e ha dato il via all’iter per lo scioglimento del paese (settembre 2017).

Gli elementi su “collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso degli amministratori sono concreti, univoci e rilevanti”. Per questo il Consiglio dei Ministri ha deciso lo scioglimento del consiglio comunale di Valenzano (BR). La Commissione nominata dalla Prefettura di Bari e autorizzata dal ministero dell’Interno, ha redatto una relazione durissima, nella quale gli elementi a supporto delle possibili infiltrazioni mafiose sono copiosi e riguarderebbero anche diversi appalti ed intrecci societari.

Da oltre un quarto di secolo, circa ogni mese un municipio viene commissariato per infiltrazioni della criminalità organizzata, ma il problema rimane principalmente culturale.

I casi di triplo scioglimento, tra le altre cose, evidenziano anche la continua rielezione degli stessi personaggi. Ciò implica che i mafiosi godono di ampi consensi -più o meno indotti e condizionati- della popolazione, oltre ad una spessa coltre di omertà che impedisce una vera possibilità di cambiamento.

La mafia è un problema culturale e politico, che andrebbe colpito a monte. Pensare che la legge sullo scioglimento possa estinguerlo è illusorio.

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