Pubblicato: mer, 22 Set , 2021

I CASAMONICA SONO UN CLAN MAFIOSO

Storica sentenza della X Sez. Penale – 20/09/2021 riconosce l’associazione a delinquere di stampo mafioso.

 

       E’ scritto inequivocabilmente nei documenti della x sezione penale del tribunale di Roma: i Casamonica sono un’associazione a delinquere di stampo mafioso.

Il clan dei Casamonica e Di Silvio, famiglie di sinti stanziali, originari dell’Abruzzo e del Molise, si spostano a Roma nel dopoguerra. Il gruppo è costituito principalmente dai membri di queste famiglie, con imparentamenti e collaborazioni con altre dinastie italo-rom (tra cui De Rosa, Di Guglielmo, i Morelli, Di Rocco, i Ciarelli, i Di Lauro, gli Spada e gli Spinelli, i Cena e i Laudicino).

Nella metropoli iniziano a specializzarsi nel racket e nell’usura. Negli anni Novanta fanno il salto di qualità, s’inseriscono nel mercato degli stupefacenti, prendono il sopravvento nella zona tra Anagnina e Tuscolano, si alleano con i clan dei Castelli, con alcuni affiliati alla ‘Ndrangheta dei Piromalli e Molè, con uomini della Banda della Magliana. Vittorio Casamonica sembra fosse proprio l’addetto al recupero crediti, aveva rapporti con Enrico Nicoletti, il cassiere di De Pedis (i cui funerali si sono celebrati nella stessa chiesa), e negli anni ’80 fu accusato di decine di sequestri di persona.

Il nome dei Casamonica compare più e più volte nei dossier della polizia; col passare del tempo e numerose alleanze, la famiglia di zingari ha acquistato sempre più spessore criminale fino a diventare un’organizzazione tale da assumere il controllo di varie attività in diversi quartieri. Il loro nome spunta anche nell’inchiesta Mafia Capitale, tra retate e sequestri di beni.

Il blitz del 2013 portò via alla famiglia 23 ville di lusso in stile Scarface, con piscina, cavalli dorati e troni,  Rolls-Royce, Ferrari, perfino una pista da trotto. Il clan esce alla ribalta nel 2015 con il mastodontico funerale del super boss Vittorio Casamonica. Per l’occasione la capitale aveva visto uno show senza paragoni, con sei cavalli neri che trainavano una carrozza antica, folla di gente, cartelli che salutavano “ u re di Roma”, migliaia di petali rossi lanciati da un elicottero in volo sulla città, mentre la banda musicale di Frascati intonava le note del film Il padrino. Nel 2016 richiamano l’attenzione con un matrimonio spettacolare tra i Gallone (ritenuti affiliati alla cosca Mancuso) e i Casamonica. Auto extralusso per tutti gli ospiti, centinaia e centinaia di invitati tra persone famose e politici, volo in elicottero sulle Eolie con tanto di atterraggio di ritorno in pieno centro paese, proprio sulla rosa dei venti disegnata sul suolo di Nicotera (Calabria).

Secondo la Direzione Investigativa Antimafia, Casamonica è la struttura criminale più potente e radicata del Lazio, con un patrimonio stimato di oltre 90 milioni di euro ed oltre un migliaio di affiliati. Edilizia ed immobiliare, gestione di ristorazioni e stabilimenti balneari, investimento di capitale in società. Usura con interessi dal 200% al 300%, traffico di stupefacenti, influenza su elezioni e sistema politico, gestione della pubblica amministrazione. Negli ultimi anni il clan è colpito da decine di arresti e sequestri per diversi milioni di euro, ma risponde alle indagini con ostentazione sfrontata della propria forza, scegliendo anche i social. Video e foto per raccontare le loro ricchezze, tra limousine e super bolidi, ostriche e champagne, orologi d’oro e pacchi di contanti (perfino su tik tok), fuochi d’artificio e vita extra lusso.

L’impero dei Casamonica ha fondamenta forti nella politica e nella ‘ndrangheta, come dimostra l’accordo emerso nel 2010 tra Rocco Casamonica con un ex ispettore del lavoro rinviato a giudizio per associazione a delinquere, noto anche per i suoi rapporti con i Casalesi. Con i Piromalli si sono inseriti negli appalti della gestione dei rifiuti e la costituzione di svariate società in Campania e Calabria. Tra le ordinanze delle ultime operazioni succedute in questi anni si leggono altre pesanti accuse come il collegamento con gli Spada, il rapporto con Piscitelli detto Diabolik, gli affari per importare la droga dei Narcos e come Porta Furba, una strada chiusa di circa 250 metri, viene riconosciuta roccaforte della famiglia fin dagli anni ‘40.

L’alleanza tra i Casamonica e gli amici calabresi trova fondamenta più solide dei matrimoni tra i suoi affiliati. I Mancuso, infatti, operano nel florido settore del traffico di cocaina, dove sono riusciti ad acquisire un notevole peso, assicurandosi un canale privilegiato con i cartelli colombiani e con i narcotrafficanti spagnoli, spingendosi in territorio australiano (relazione DIA 2008). Sono una ‘ndrina di Limbadi e Nicotera considerata come la cosca più influente della provincia di Vibo Valentia, con influenze anche nel reggino, grazie all’alleanza con i Piromalli di Gioia Tauro e i Pesce di Rosarno (gli stessi che sono in amicizia con i Casamonica), nel lametino con il gruppo Torcasio-Giampà e nel crotonese con il clan Arena di Isola Capo Rizzuto. Stretti contatti con le famiglie di Cosa Nostra, la FARC colombiana e le Autodefensas Unidas de Colombia (AUC). Al nord e centro Italia sono presenti e attivissimi. In Togo curano il nuovo centro logistico per il traffico internazionale di cocaina (rapporto DIA 2012). Giuseppe Lumia, ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, ha definito i Mancuso come il clan finanziariamente più potente d’Europa. Non è un caso che Limbadi sia stato il primo comune d’Italia sciolto per Mafia nel 1983, anche se non esisteva ancora la legge contro le infiltrazioni mafiose negli enti locali (art. 143 del Testo Unico degli Enti Locali/d.lgs. 267/2000). A sciogliere l’ente comunale, fu l’allora Presidente della repubblica Sandro Pertini, perché risultò primo eletto Francesco Mancuso, storico boss dal potere assoluto, conosciuto come “Don Ciccio”. A soli 7 minuti di distanza, Nicotera, l’altro paese del quartier generale, che oggi conta già il terzo scioglimento per infiltrazione mafiosa ed ulteriore proroga di commissariamento.

Dopo gli arresti compiuti dai carabinieri del Comando provinciale di Roma nell’ambito dell’indagine ‘Gramigna’, coordinata dal procuratore Michele Prestipino, nel settembre 2021 arriva una sentenza storica che colpisce i Casamonica. La Decima Sezione Penale del Tribunale di Roma ha, infatti, riconosciuto che sono un’associazione di stampo mafioso, comminando oltre 400 anni complessivi di carcere per 44 imputati, fra capi e affiliati alla famiglia, con accuse che vanno a vario titolo dall’associazione mafiosa dedita al traffico e allo spaccio di droga, all’estorsione, l’usura e detenzione illegale di armi. Un impianto accusatorio che conferma quello della Direzione Distrettuale Antimafia della Capitale, rappresentata dai pm Giovanni Musarò e Stefano Luciani. Previsti 30 anni di carcere per il boss Domenico Casamonica; 20 anni e 6 mesi per Giuseppe Casamonica, 12 anni e 9 mesi per Luciano Casamonica, 25 anni e 9 mesi per Salvatore Casamonica, 23 anni e 8 mesi per Pasquale Casamonica,19 anni per Massiliano Casamonica.

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