Genova che non osa

Rolando Fazzari, l’unico imprenditore ligure ad essersi ribellato alla ‘ndrangheta.

Le 20.30 di una tranquilla serata di Giugno, mi perdo tra la luce e l’ombra dei vicoli della Maddalena, tra palazzi che evocano un passato potente di famiglie nobili genovesi e bassi fatiscenti a mostrare un presente di famiglie meno nobili ma altrettanto potenti, quelle dei vari Zappone, Canfarotta, Ferro e Fucci che in questi “caruggi” da sempre hanno dettato legge tra affitti in nero agli studenti fuori sede a giri di spaccio e prostituzione.

Pater Familias, in Italia il potere tiene famiglia e come nell’antica Roma ci sono padri che esercitano una sola legge, quella della “famiglia”. Non si tratta però di famiglie tradizionali, si tratta al contrario, di famiglie mafiose con tutti i requisiti propri della specie e non accade nel profondo e arcaico sud, accade qui, in Liguria.

E’ qui che ascolto la storia di una educazione segnatamente ’ndranghetista’ dove un figlio a 16 anni impara a custodire e maneggiare armi, dove un figlio a 16anni impara presto che il percorso della sua vita futura ha poche alternative: obbedire alla legge del “pater familias” o quella stessa legge rinnegarla.

Lui è Rolando Fazzari, prima figlio e poi padre contro la ndrangheta.

Lo incontro in un piccolo teatro della Maddalena gestito da diverse associazioni con l’obiettivo di portare avanti progetti volti alla riqualificazione del quartiere, dove è stato proiettato il documentario realizzato da Mimmo Lombezzi e Mario Molinari che narra la sua storia, quella dell’unico imprenditore ligure ad essersi ribellato alla mafia e ad averne pagato tutte le spese compresa la perdita di un figlio di 18anni. Al suo fianco Christian Abbondanza, Enrico D’Agostino, rispettivamente presidente e vice presidente della Casa della Legalità, osservatorio sulle mafie attivo a Genova e in Liguria da oltre quindici anni, noi della Community 100passi Genova e pochi spettatori.

Nessun’altra associazione antimafia presente, nessun rappresentante delle istituzioni, né tantomeno alcun candidato alle comunali. Forse perché in Liguria la mafia opera in maniera discreta e silenziosa evitando i clamori della cronaca per meglio infiltrarsi nella politica, nell’economia e negli appalti pubblici locali. Forse perché si fa fatica al Nord a parlare di fenomeno mafioso in quanto la collettività non lo riconosce proprio. Forse perché in realtà aldilà dei proclami elettorali GENOVA NON OSA.

Qui di seguito il trailer del documentario indipendente che “Mi Manda Rai 3” il 23 maggio scorso, giorno dell’anniversario della strage di Capaci avrebbe dovuto mandare in onda ma che per sopravvenute “ragioni tecniche” ha rinviato, una sospensione che ha suscitato non poche polemiche anche in seguito al fatto che è noto il fatto che, alla redazione è pervenuta una lettera per conto degli esponenti della cosca dei Fazzari.