Forza Italia e M5S, i patemi di una sconfitta
Problemi diversi per il secondo e il terzo partito d’Italia. I pentastellati si dividono sull’alleanza con Farage mentre i berlusconiani dibattono sulla democrazia interna
Le europee, se da una parte hanno dato slancio a Renzi e al PD, dall’altra hanno gettato nella confusione Forza Italia e, soprattutto riguardo alle future alleanze, il M5S.
In questi giorni Grillo, mentre ha continuato nella difesa di Farage e della possibile alleanza con l’Ukip, ha attaccato i Verdi, partito con il quale molti attivisti vorrebbero un’intesa. Il comico genovese ha ricordato le feroci critiche ricevute dalla dirigenza verde durante la campagna elettorale e Becchi, ideologo del M5S, in un post sul blog ha elencato i 4 motivi per cui i Verdi non possono essere alleati del MoVimento. Aldilà di qualche possibile intesa su un singolo provvedimento o tema, Becchi rinfaccia alle liste ecologiste di aver appoggiato il progetto europeista, di aver insultato gli esponenti del M5S, di aver appoggiato le guerre in Afghanistan, Libia e Iraq e, infine, rivendica l’indipendenza del movimento da alcuni giornali, come “Il Fatto Quotidiano”, che vorrebbero “dettare l’agenda politica” ai pentastellati.
In vero una possibile alleanza tra Cinque Stelle e Verdi era stata esclusa anche da Jan Philipp Albrecht, leader tedesco della lista verde. A questo punto, in attesa del voto online degli attivisti, appare chiaro che non c’è un’alleanza alternativa a quella con Farage e che la scelta sarà tra l’Ukip e l’andare da soli nel gruppo misto.
Non vanno meglio le cose in casa Forza Italia. La sconfitta elettorale, anche se preventivata, ha lasciato parecchi strascichi. A dividere gli azzurri è, come al solito negli ultimi tre anni, la democrazia interna. Forte del grandioso successo personale, oltre 200 mila preferenze e secondo candidato più votato tra tutti i partiti, Fitto rilancia il tema delle primarie per la scelta della dirigenza. «È il momento di ricorrere alle primarie per legittimare la dirigenza con il voto degli elettori e dei cittadini» ha dichiarato l’ex governatore della Puglia, spalleggiato in questo da altri esponenti, tra cui Mara Carfagna e Laura Ravetto che ha annunciato di voler presentare una bozza di regolamento per le primarie alla prossima direzione del partito. Sul fronte opposto gli esponenti più vicini a Berlusconi che vedono nelle primarie interne il chiavistello per essere messi fuorigioco insieme al leader e fondatore. Per Toti farle vuol dire «spaccare il partito. Una brutale conta dei numeri non garantisce la selezione di una migliore classe dirigente» .
Berlusconi, tra una smentita e l’altra, avrebbe aperto a primarie di coalizione solo per scegliere il candidato premier del centrodestra ma le avrebbe categoricamente escluse per Forza Italia, preferendo, non potendo continuare con l’attuale sistema di nomine, un processo congressuale. In questo momento è impossibile pronosticare se a vincere saranno i berlusconiani doc oppure chi vuole le primarie, capeggiati da Fitto che, è bene ricordarlo, ha già vinto la battaglia per essere candidato nonostante sia stato considerato “impresentabile” da qualcuno interno al partito.