Pubblicato: lun, 30 Lug , 2018

Far West italiano, e non si tratta dei film di Sergio Leone.

Far West: così ha definito  il Presidente della Repubblica la deriva su cui rischia di scivolare l’Italia per l’opera di sciagurate persone.

 

Fatti gravissimi si stanno verificando in Italia, sottovalutati dall’opinione pubblica e dai media che dedicano loro un minimo spazio prima dei titoli di coda. L’unica voce autorevole che si è sollevata a denunciare il Far West è stata quella del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma le parole di responsabilità sono sommerse dai boatos della propaganda arrembante.

Ci riferiamo alla barbarie del tirassegno al migrante divenuto quasi quotidiano: il 2 giugno, pochi giorni dopo il giuramento sulla Costituzione del nuovo governo dunque, viene ucciso Soumayala Sacko, il bracciante maliano regolare di 29 anni, padre di una bimba di 5 anni, che raccoglieva la frutta e la verdura che arriva sulle tavole anche di chi non vorrebbe vedere i neri, ma il loro raccolto ancora a prezzi accessibili, grazie anche al fatto che Soumayala prendeva tanto poco da dover vivere in una baraccopoli, quello sì; l’11 giugno Daby e Sekou, due ragazzi del Mali, vengono investiti da una raffica di colpi di pistola sparati da una Panda in corsa, dalla quale gli occupanti inneggiano a Salvini; il 20 giugno Konate Bouyagui, maliano che lavora come chef, è raggiunto da un piombino nella pancia sparato da due ragazzi a bordo di un’auto; il 2 luglio una giovane donna nigeriana viene ferita a un piede; il 5 luglio un ivoriano di 33 anni, mentre è in bicicletta, viene affiancato da un’auto e una mano spunta fuori armata di pistola e gli buca la pancia; l’11 luglio 2 nigeriani che aspettano l’autobus sono raggiunti da colpi esplosi da un’auto; il 17 luglio un impiegato ha fatto fuoco dal terrazzo della propria casa e ha colpito una bambina rom di soli 13 mesi, mentre era in braccio al padre, e la bimba è  ricoverata in ospedale in gravi condizioni, mentre l’italiano ha sparato perché doveva “provar l’arma”, come testualmente ha detto, chissà, forse per prepararla alla prossima legittima difesa di Salvini; il 26 luglio un uomo di origine capoverdiana, dipendente di una ditta di impianti elettrici, mentre si trovava su di un ponteggio a lavorare, è stato colpito dal proiettile esploso dalla carabina di un italiano sistemato, come un cecchino di qualche feroce guerra, sui tetti della casa, ma ha spiegato di aver sparato a un piccione; il 28 luglio un gruppo ha pestato e ferito un ragazzo senegalese di 19 anni che serviva ai tavoli di un bar, mentre gli urlavano “vattene nel tuo paese,sporco negro”.

Come si vede colpiscono persone che non sanno chi siano, solamente il colore della pelle è il loro nemico, e sparano alle spalle, da lontano protetti dalle mura di casa, da un’auto in corsa e che subito si da alla fuga.

Persone tanto misere e vigliacche hanno certamente bisogno anche moralmente di una copertura, di sentirsi giustificati. Insomma chi è il loro mandante morale? Ovviamente non vogliamo intendere qualcuno che abbia materialmente armato loro la mano, e tuttavia una persona in carne ed ossa, o almeno in video e in twitter, da cui questi individui si sentano rappresentati e in qualche modo giustificati. E allora chi se non quello del “prima gli italiani”, dei censimenti dei rom, quello che si arroga il potere di chiudere i porti alle navi stracolme di vite umane in pericolo e che dunque significa e invita a fregarsene della loro sorte. Uno che sale nei consensi perché ritiene vi sia alcunché di delittuoso nel fuggire da guerre, carestie e miserie, promette licenza di uccidere qualora ci si trovi in casa propria e appena si scorga un intruso o presunto tale: un Far West nero, appunto, che intriga “i casi umani” in esponenziale crescita in un sistema economico e sociale in cui il benessere si tramuta rapidamente in malessere.

Fulvio Turtulici

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