Pubblicato: lun, 23 Set , 2013

Eurexit, un progetto per un’Italia fuori dall’eurozona

Presentato a Palermo un nuovo movimento civico. L’idea:uscire dall’euro per risollevare l’economia e ripristinare la democrazia in Italia e in Europa.

 

di Matilde Geraci 

NEWS_162625Uscire dall’euro per risollevare le sorti dell’economia italiana e creare i presupposti per la restaurazione di una reale democrazia nel nostro Paese e in Europa. È questa l’idea da cui parte il progetto Eurexit, presentato nei giorni scorsi a Villa Niscemi, sede del Comune di Palermo. Si tratta di un nuovo movimento civico appoggiato da docenti, studiosi ed economisti, la cui proposta politico-economica si basa sull’uscita dell’Italia dall’eurozona, come unica possibile soluzione per fare ripartire la nostra economia.
L’uscita dall’euro, secondo quanto sostenuto da promotori di questo intervento, è il presupposto necessario e fondamentale per un vero rilancio dell’economia. Rappresenterebbe, inoltre, l’unico modo per consentire all’Italia di riacquisire la propria sovranità monetaria, ovvero il potere di mettere la propria moneta e di conseguenza la possibilità di decidere autonomamente le politiche economiche da seguire per creare occupazione e ridare competitività alle nostre imprese, mediante investimenti pubblici e tramite un vero e proprio cambio di rotta delle politiche fiscali, riducendo la pressione che queste esercitano sui cittadini e sulle imprese.
«Il nostro movimento – ha spiegato la promotrice e presidente, l’avvocato Francesca Donato – è nato proprio qui, a Palermo, dall’incontro di diversi imprenditori e liberi professionisti, che insieme hanno deciso di costituire un’associazione di promozione sociale, no profit, al fine di divulgare nell’opinione pubblica le informazioni che difficilmente filtrano attraverso i classici canali mediatici, soprattutto sui temi economici che riguardano le ragioni della pesantissima crisi in cui ci troviamo e le possibili vie d’uscita».
«Il probabile conseguente scioglimento dell’intera Eurozona, – ha aggiunto la Donato – comporterebbe la fine di un sistema europeo profondamente antidemocratico, in cui è stato conferito un enorme potere decisionale ad organi centrali non eletti e sottratti ad ogni controllo, come la Commissione europea e la BCE, portatori di interessi delle élites finanziarie sovranazionali che nulla hanno a che vedere con gli interessi dei cittadini dei Paesi membri, precisando che “l’uscita dall’euro è possibile e praticabile nell’ambito di un percorso ordinato e programmato tecnicamente con congruo anticipo e in cooperazione con gli altri Paesi europei».
Il progetto “Eurexit” ha avuto la “benedizione” del sindaco Leoluca Orlando. «Sono contento che sia stata scelta Palermo per presentare questa iniziativa – ha dichiarato il primo cittadino – e per lanciare una provocazione in seno al dibattito politico, economico e culturale del nostro paese. Sebbene io sia un europeista convinto e vorrei vivere in una realtà con un unico sistema europeo di pace, di difesa, di diritti umani fondamentali e di diritti dei bambini, credo che sia necessario cogliere i limiti che l’euro presenta. In primo luogo, – ha spiegato Orlando – se in alcuni Paesi europei, pur applicando la stessa normativa, si è riusciti a interpretare l’ingresso dell’euro come una straordinaria occasione per promuovere al tempo stesso rigore finanziario, equità sociale ed economia reale, pare, invece, che in Italia sia diventato occasione di disordine finanziario, ineguaglianza sociale e assenza di sviluppo per l’economia reale».
In sintesi, secondo lo stesso Orlando sono tre le criticità nel nostro modo di interpretare l’utilizzo della moneta unica. «L’assurda previsione in Costituzione del pareggio di bilancio che consegna la nostra dignità costituzionale repubblicana nelle mani del dio denaro. È assolutamente inaccettabile l’idea che il debito pubblico sia considerato, per definizione, un disvalore e, di contro, qualunque riduzione del debito pubblico un valore. Ma attenzione – ha precisato – non vorrei essere frainteso. Un conto è eliminare gli sprechi, un conto è introdurre questa idea culturalmente intossicante che il debito è un male”.
Per il primo cittadino non è, inoltre, possibile, in nome dell’euro, far passare l’idea che l’inflazione rappresenti un male: soltanto se è in condizione di manovrarla, la classe politica può regolare i processi di sviluppo economico reale di un paese.
“L’euro ha fatto scoprire a tanti personaggi che erano contrari al famoso referendum sulla scala mobile che forse proprio quella stessa scala mobile era uno straordinario strumento a sostegno degli imprenditori. Queste motivazioni spiegano il senso del mio interesse per l’evoluzione di questo dibattito e il mio impegno per evitare che l’Italia, ai tre vincoli che già ha accettato nell’ambito della dimensione europea, pareggio di bilancio in Costituzione, debito pubblico e inflazione come disvalore, ne aggiunga un quarto, che è l’obbligo di dire sempre sì. Noi – ha concluso – vorremmo che quest’obbligo,qualche volta, venisse negoziato».

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