Pubblicato: lun, 21 Lug , 2014

Eterologa, l’Italia e la famiglia donata. Sfida al ministro Beatrice Lorenzin.

Test positivi per le prime tre neomamme con gameti donati. Goal del medico Severino Antinori in una clinica privata. Sfida alla ministra Beatrice Lorenzin.

La notizia

Nel segno della legalità, la clinica milanese Matris ha avviato la procedura di fecondazione con seme di donatore oltre ad latre cliniche romane ed ottenuto i primi test di gravidanza positivi, dopo la pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile scorso, che aveva cancellato il divieto di fecondazione con donazione, perchè infondato giuridicamente.Una partenza che non ha atteso i tempi dell’iter ministeriale, capace di formulare commissioni tecniche, ma non di rendere operativo il sistema in tempi certi.E le coppie italiane, dopo dieci anni di un divieto “infondato”, non vogliono più attendere. Pare siano 9000 le coppie disponibili ad accedere alla fecondazione con donazione. Una domanda in crescente aumento per molti fattori, anche socio-economici e che, in questi anni, ha generato indotto economico e sviluppo turistico per alcuni paesi europei, tanto da richiamare investimenti da parte di multinazionali della sanità, sia in Spagna, che in tutto il Mediterraneo. Un patrimonio di cui oggi, dopo la sentenza 162 del 2014, l’Italia potrebbe riappropriarsi, oltre al beneficio sociale per le coppie ed al recupero di credibilità democratica per il nostro Paese, ma il Governo e la ministra della Sanità, ripsondono in politichese e prendono tempo.

Quanto costa negare i diritti e chi paga?

beatrice-lorenzinDunque, se la notizia delle tre gravidanze in corso potrà far discutere sul piano etico-politico, non ravvisa profili di illegittimità, mentre le associazioni di tutela dei pazienti da mesi si chiedono se sia possibile far pagare allo stato italiano un risarcimento dei danni causati a quelle coppie, che per dieci anni, sono dovute andare all’estero o che hanno dovuto rinunciare, per l’impossibilità economica, ad avere almeno una chance con la fecondazione con donazione. Un diritto negato che ha impedito loro di realizzare la loro vita familiare e privata, rilevante anche per la Convenzione Europea per i diritti dell’uomo. Dopo 10 anni, il 9 aprile scorso, la Corte Costituzionale aveva cancellato il divieto di donazione dei gameti, perchè infondato, ma il ministro Beatrice Lorenzin ha continuato a giocare su due tavoli, quello tecnico scientifico, relegato ad un ruolo marginale, vassallo inerme, di quello politico ideologico, che tenta l’ennesimo sabotaggio con l’ideazione di procedure, improntate a non favorire l’accesso. Infatti, si invoca la cancellazione dell’anonimato del donatore sulla base del diritto del bambino di conoscere le mere origini genetiche, non quelle biologiche, con la richiesta scivolosa in questo nostro Paese, di un ritorno, non dovuto, in Parlamento. E mentre la commissione dei 30 esperti, che si riunisce per aggiornare le cosidette linee guida, viene secretata dalla Ministra, non ci si cura di coinvolgere, come ormai regola delle democrazie contemporanee, l’utenza o meglio gli attori principi di questo procedura medicalmente assistita, i futuri genitori.Come racconta in un convegno l’associazione Hera di Catania, inviata da giorni, dalla rete associativa che la coinvolge nell’Aidag, la richiesta di partecipazione al tavolo o di un’ audizione, alla ministra Beatrice Lorenzin, non è pervenuta alcuna risposta. L’Aidag è la neo organizzazione che intende fare rete per promuovere la cultura della donazione volontaria e solidaristica tra le coppie. Un modello frutto della cultura e della storia italiana della fecondazioe assistita, prima della legge 40.

L’Italia recuperi l’orgoglio della sua Costituzione

Dieci anni non sono trascorsi invano, perchè la legge 40 è stata modificata a suon di sentenze, ma scritte senza sbavature rispetto alle tutele per la filiazione, rimaste al loro posto, soprattutto per i più deboli, i nascituri. Lo ha ribadito, qualche giorno fa a Roma, il magistrato costituzionale Nicola Tesauro, che è stato relatore alla Consulta nell’udienza che ha portato alla sentenza 162 del 2014. “Non esiste nessun vuoto normativo dopo la sentenza ed il divieto della donazione di gameti era giuridicamente e costituzionalmente infondato.” L’Italia non deve rincorrere gli altri Paesi e neanche l’Europa sul diritto alla salute, nè sulle tutele per i minori. La Corte Costituzionale ha usato “un bouquet di fiori” nella sentenza, ha utilizzato i parametri del diritto alla salute, quelli made in Italy. Il nostro sistema costituzionale è il frutto “di grandi ingegneri del diritto”- ha ribadito Tesauro, secondo il quale “ i pesi ed i contrappesi del sistema sono forti, proprio per contrapporsi al voto della maggioranza che non è di per sè una mera affermazione di democrazia”. Per quanto riguarda il percorso della fecondazione con donazione, resterebbero da stabilire alcune questioni tecnico scientifiche, come il numero di donazioni per ogni donatore, eseguendo le direttive europee sulla conservazione dei tessuti, di cui la ministra Beatrice Lorenzin ha lamentato la mancanza di una traduzione e dunque il recepimento formale di alcune parti. Questioni di poco conto, risolvibili se ce ne fosse la volontà, secondo le associazioni di tutela che hanno chiesto ai centri di cominciare a praticare la fecondazione con donazione.

Il sistema sanitario non è povero è inappropriato. Occorrono i controlli.

Mentre in Parlamento è stata presentata più di una mozione a firma dei parlamentari di Sel e del Pd, che chiedono l’”operatività” del sistema al ministro, quella dei deputati Marisa Nicchi, Palazzotto, Duranti, Fratoianni ed altri, sottolinea il requisito dell’assenza di un rapporto giuridico tra donatori e nati, ma soprattutto recepisce l’istanza, da troppo tempo sul tappeto, della mancata trasparenza del sistema e dell’inappropriatezza nell’erogazione delle prestazioni, sia sul piano nazionale che regionale ed in particolare nel sistema della mobilità sanitaria tra regioni. In conclusione, la sanità pubblica e dunque la ministra Betarice Lorenzin non può cavarsela dicendo che le risorse sono scarse,se non comprende gli sprechi, che anche in questo settore sono all’origine dell’impraticabilità dell’accesso e di un colpevole favoreggiamento di speculazioni, aggiungiamo noi, nel settore privato e pubblico. Perchè i vasi, si sa, sono comunicanti.

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