Pubblicato: mer, 30 Lug , 2014

Eterologa, decreto Lorenzin. Il coro dei no: scelta irragionevole

 Un decreto legge stabilirà le questioni tecniche e chiederà il voto in Parlamento sull’anonimato del donatore. A rischio la coerenza con le normative già vigenti

Eterologa  Ieri, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, in audizione alla commissione Affari Sociali della Camera dei deputati, ha chiarito tutto. La sentenza della Corte Costituzionale sarà resa operativa sul territorio nazionale con urgenza: un passaggio del testo in decreto legge al Consiglio dei Ministri e poi in Parlamento, entro settembre. Ci va giù pesante la Lorenzin, altro che linee guida. E non sarà un passaggio solo formale, quello a Montecitorio. L’obiettivo infatti è politico, la ministra deve togliersi le castagne dal fuoco sulla decisione in materia di anonimato del donatore e lo farà a colpi di maggioranza, in barba al suo ruolo istituzionale di garante della salute di tutti. “Scelta insostenibile”, secondo l’ associazione Aidag, per la promozione della donazione dei gameti volontaristica e gratuita, a cui aderiscono l’associazione Hera, Madre Provetta, l’Altra Cicogna, Amica Cicogna e le principali  società scientifiche in materia. Auspicata la diffusione della direttiva della Regione Toscana in tutte le regioni, perchè in Parlamento il clima potrebbe scaldarsi di nuovo ed un voto politico sulla possibilità per i nati di conoscere il nome dei donatori rischierebbe di sabotare la pratica del ricorso alla donazione nel nostro Paese, nel nome di una genitorialità solo genetica. Un errore anche giuridico, sottolinea il comunicato Aidag, che rischia l’incoerenza con le norme già chiare e vigenti: quella dell’anonimato del donatore sancita dall’art. 9 della legge 40 e quella stabilita dall’articolo 28 della legge sull’adozione.

Il coro dei no è ampio, non è mancato ieri neanche a Montecitorio, dove le deputate Pd, Barbara Pollastrini e Donata Lenzi con  la deputata di Sel Marisa Nicchi, si sono opposte subito alla proposta della parlamentarizzazione del dibattito. Anche la vicepresidente della Commissione Affari Costituzionali, la piddina Roberta Agostini, ha richiamato alla legalità e al buonsenso: “Intervenire sulla questione dell’anonimato dei donatori con un decreto del governo e’ decisamente sproporzionato e sbagliato. Si tratta di una questione complessa, non toccata dalla sentenza della Corte, sulla quale esiste un quadro normativo di riferimento, che non può prescindere da un dibattito pubblico più profondo, da fare non in Parlamento, ma alla luce dell’esperienza derivante dall’applicazione della legge.”

Insomma, il monito potrebbe essere quello di procedere gradualmente, perchè la scelta consapevole sia lasciata alla responsabilità delle persone e non inflitta dal potere decisionale di pochi, in un Parlamento di nominati. La Regione Toscana, nella sua direttiva, ha trovato la quadra di tutto ed ha superato l’empasse con un deciso no alla possibilità di attribuire legami giuridici tra donatori e nati, lasciando libero il donatore di dare il suo consenso ad essere conosciuto in futuro dal nato, pur senza alcun vincolo giuridico o sociale.  La ministra Lorenzin, invece, è abilissima a fare l’equilibrista tra i partiti, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, assicurando il passaggio nei Lea della fecondazione con donazione, ma con il rischio concreto di sabotarla, poi, in Parlamento. L’accanimento regolativo proposto sembra, infatti, far intravedere l’ennessimo pasticcio, mentre le coppie italiane continuano a fare la fila per rientrare nel loro Paese o, questa volta, chissà, per emigrare tutte in Toscana, come verso una nuova San Marino.

 

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