Pubblicato: sab, 20 Mag , 2023

Diritti Umani: Panda Raid e la gara di solidarietà

Dall’Italia al Sahara contro la violenza sulle donne e la povertà

Panda Raid è la famosa prova motoristica su lunga distanza, che si tiene annualmente con le inarrestabili 4×4 alla conquista del deserto del Marocco. Il gioco di parole, tipicamente spagnolo, è presto fatto: unendo Raid (percorso a lunga distanza) e Panda che oltre ad indicare la mitica auto, significa anche “riunione di persone con l’intenzione di divertirsi”.

A rispondere a questa insolita avventura è arrivato un nutrito gruppo di amici uniti per partecipare al rally più irriverente e anarchico di sempre, che sfida le legge del buon senso a bordo delle storiche Fiat Panda, nella versione originale. Trentacinque le Panda che sono partite dal veronese alla conquista del Sahara, tra i centinaia di equipaggi provenienti da tutto il mondo. Omega, la scuderia di Verona, ha portato una pattuglia composta da ben venti equipaggi, a cui si sono aggiunti gli indipendenti e quelli di Lady Rally, sempre scaligera. Ben sette portacolori. Sono partiti dall’Arena (da Verona al Sahara e ritorno) con un messaggio davvero forte: si corre per contrastare la violenza di genere. Le vetture hanno infatti fatto sfoggio dall’Italia all’Almeria, passando per Francia e Spagna, fino al deserto, di uno stemma speciale, quello di STOP WOMEN VIOLENCE. Un’edizione 2023 particolarmente importante per il team femminile scaligero, capitanato dalle tenaci e sempre sorridenti Sabrina Tumolo ed Eve Zanini, coadiuvate rispettivamente da Alberto Albieri e Lino Pernigotto. Lady Rally ha raccolto, infatti, anche il patrocinio di ACI, Croce Verde Verona e il centro antiviolenza Petra del Comune di Verona. La portabandiera della spedizione di solidarietà è Sabrina, pilota di rally dal 1993, istruttrice federale di 2°livello Aci Sport e formatrice nei corsi di prima licenza e guida sicura, nonché presidente della scuderia Company Rally Team. L’altra guerriera è Eve, pure pilota di auto e moto, nonchè esperta del soccorso. Le due scaligere si spendono da tempo per il sociale, in tutte le direzioni, in particolare contro la violenza di genere, anche cercando di sensibilizzare la cittadinanza con il gruppo Lady Rally.

In Italia, dall’inizio dell’anno si contano già decine di femminicidi, mentre nell’anno passato sono stati oltre il centinaio, per lo più per mano di partner o familiari. Negli omicidi in ambito affettivo prevale l’uso di armi improprie, ma sono stati rintracciati anche diversi casi di armi da fuoco. Alcuni delitti sono avvenuti per asfissia, soffocamento o strangolamento; non mancano l’uso di acidi, percosse e veleno. Secondo i dati diffusi dalla Direzione centrale della polizia criminale, a crescere non sono solo i femminicidi (+12% rispetto al 2019) ma anche i casi di violenza sessuale (nell’81% dei casi con vittime donne). Aumentano anche i reati di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni al viso, introdotto dal Codice rosso. Nel resto del mondo va peggio, le Nazioni Unite dicono che circa 383 milioni di donne vivono in condizioni di estrema povertà e che una donna viene uccisa ogni 10 minuti, spesso da un membro della sua stessa famiglia. Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un drammatico peggioramento della condizione femminile in Africa e soprattutto nel Medio Oriente, Afghanistan, Iran e Iraq, dove la situazione di violenza e abusi è estrema.

Le donne costituiscono il 70% di quel miliardo e più di esseri umani che, secondo la FAO, non hanno sufficienti risorse per garantirsi il minimo di calorie giornaliere e nemmeno i servizi necessari. Si stima che siano 700 milioni le donne che vivono sotto la soglia di povertà. Nella grande maggioranza, vivono nel Sud del mondo, nelle zone rurali e nelle periferie delle megalopoli dei Paesi meno sviluppati. Un terzo di tutti i poveri del mondo vive nei Paesi Africani e del Medio Oriente.

Il 40% della popolazione africana, circa quattrocento milioni di persone, è ancora analfabeta (Unesco). Nell’Africa sub-sahariana più di un terzo della popolazione non ha ancora accesso a una fonte d’acqua potabile e circa il 21% dei bambini è sottopeso. Le donne non hanno diritti, non possono lavorare, non sono autorizzate a possedere la terra, la loro opinione non viene presa in considerazione. Devono procreare e pulire la casa, oltre a subire violenza ripetutamente, senza possibilità di sottrarvisi.

Burundi, Somalia, Madagascar, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Malawi, Repubblica democratica del Congo, Guinea-Bissau, Mozambico e Zambia, sono tra i paesi più colpiti dalla povertà. Hanan Morsy, vicesegretario esecutivo e capo economista della Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite (Eca) in occasione della 55ª sessione della Conferenza dei ministri africani delle finanze, della pianificazione (Addis Abeba, marzo 2023), ha affermato che in ciascuno di questi dieci paesi, tra il 60 e l’82% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, che per l’Onu è attualmente stimata in 1,25 dollari al giorno. Circa 6 milioni di persone hanno affrontato la fame estrema nel 2022. Il continente è dilaniato da politiche predatorie, con un debito pubblico altissimo, senza infrastrutture nè servizi. Povertà estrema esasperata da violenze e disuguaglianze sociali.

La violenza di genere è un problema culturale, per cui occorre agire a monte, insegnando e trasmettendo rispetto e valori già nelle scuole, perché è da lì che deve partire il cambiamento. Quando c’è violenza, c’è sempre interruzione della parola. E quando c’è parola, tendenzialmente c’è sempre interruzione della violenza. (M. Recalcati). Mossi da questo profondo ideale e dalla passione per lo sport, il gruppo veronese è stato ambasciatore contro la violenza femminile e la povertà. Le Panda scaligere hanno portato ai villaggi africani anche giocattoli, vestiti e materiali scolastici, affinchè i bambini possano crescere e, tramite l’educazione scolastica, essere il cambiamento per il futuro del loro paese.

Il panda raid è una corsa intensa ed impegnativa, che regala l’emozione di attraversare paesaggi spettacolari, lontano dalla civiltà e dalla tecnologia. La gara rifiuta volutamente la modernità: bussola, roadbook ed intuizione sono gli unici strumenti a disposizione, secondo il concetto autentico del rally-raid. Ristori e tappe rigorosamente in tenda, tornando all’essenziale, condividendo pranzi improvvisati e riscoprendo lo spirito di sopravvivenza. Non c’è spazio per il superfluo, tutti si aiutano e diventano un’unica grande famiglia cosmopolita. Affrontando imprevisti e condizioni avverse come nelle Dakar pionieristiche degli anni settanta ed ottanta, tutti gli equipaggi veronesi hanno tagliato il traguardo. Obiettivo primario centrato, non il podio, ma portare solidarietà alle popolazioni locali, rinnovando quella veste sociale che contraddistingue da anni gli scaligeri. Un esempio di sport e fair play, in un’unione di intenti e solidarietà oltre i confini e le etnie. Infranti gli stereotipi, anche tra le gomme e la polvere si può celebrare il valore femminile, onorandone la forza e la delicatezza, lottando contro ogni discriminazione di genere, contro ogni violenza e sopruso, contro la povertà e la mancanza di istruzione. Tre mila chilometri percorsi, quattro stati attraversati in andata e ritorno, arrivando fino all’opposto della nostra cultura, dove per molti paesi la donna non ha ancora la dignità di essere umano. Gli Italiani non solo hanno portato con valore il tricolore, ma si sono anche spesi per il rispetto e la civiltà. Un esempio di grande umanità, di cui non possiamo che esserne orgogliosi.

“Il deserto è bello. Ho sempre amato il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa riverbera in silenzio. Quello che rende più bello il deserto è che nasconde un pozzo da qualche parte. Ciò che è più importante resta invisibile. E, procedendo in questo modo, al levare del giorno trovai il pozzo” (Antoine de Saint-Exupéry – Il piccolo principe).

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