Pubblicato: mar, 22 Apr , 2014

Decreto Lavoro, maggioranza in crisi

Scelta Civica e NCD, molto critiche sulle modifiche al decreto Poletti, annunciano di voler dare battaglia al Senato

 

Giuliano Poletti, ministro del Lavoro

Giuliano Poletti, ministro del Lavoro

Approda in questi giorni in Parlamento il decreto legge sul Lavoro del governo Renzi. L’esecutivo, che ha visto il documento uscito dal Consiglio dei Ministri modificato in Commissione, ha annunciato che porrà la fiducia alla Camera motivo per cui non sembra essere a rischio l’approvazione della norma.

Scelta Civica e NCD hanno aspramente criticato le modifiche apportate al decreto su input della minoranza PD ma, nonostante in mattinata Cicchitto avesse annunciato voto contrario, alfaniani e montiani hanno assicurato, “per senso di responsabilità”, il voto favorevole ma senza rinunciare a dar battaglia al Senato dove il loro voto è decisivo.

Nelle scorse ore, durante un vertice di maggioranza, è stata provata una mediazione tra le parti ad opera dei ministri Poletti e Boschi ma tutto sarebbe stato vano. Secondo Sacconi, capogruppo al Senato di NCD, la colpa sarebbe del PD:« Noi abbiamo accettato la mediazione del ministro Poletti ma il Pd ha detto no, l’accordo si incentrava sull’impegno a non modificare il testo al Senato, la modifica delle sanzioni per i contratti a termine irregolari non più con l’assunzione ma in termini monetari e la formazione a scelta dell’imprenditore tra aziendale e regionale»  in cambio l’NCD avrebbe accettato di abbassare ulteriormente da 5 a 4 (in origine erano 8) le possibili proroghe dei contratti a tempo determinato nell’arco dei 36 mesi. La ricostruzione dell’ex-ministro del Welfare è però smentita dal democratico Damiano.

Ovviamente critiche le opposizioni, Forza Italia ha definito “finita” la maggioranza accusata di voler insabbiare al Senato anche questo decreto. Ancor più critico il Movimento 5 Stelle, secondo il quale si reintroduce la schiavitù: «Il 20 marzo 2014 il governo Renzi ha reintrodotto la schiavitù che per primo soppresse Abramo Lincoln nel gennaio del 1865 (ndr: in realtà altre nazioni abolirono la schiavitù ben prima degli USA). Il lavoro è tornato ad essere schiavitù, la flessibilità è divenuta iperprecarietà».

Se, come appare probabile, i centristi, magari trovando sponda in F.I., dovessero riuscire a modificare il testo al Senato, sarà necessario un nuovo passaggio alla Camera e, considerato che il decreto scade tra meno di un mese, è alto il rischio del replicarsi di aspre polemiche in caso di nuova fiducia o di un’altra ghigliottina per riuscire a mettere in votazione il documento entro i tempi stabiliti.

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