Pubblicato: ven, 18 Apr , 2014

Decreto Irpef, arriva il bonus da 80 euro e taglio anche all’IRAP

6 miliardi per il 2014 e 15 per il 2015 è il costo delle misure approvate dal CdM, nessun taglio a sanità e scuola

renzi padoanIl Consiglio dei Ministri ha licenziato il decreto sul taglio alle tasse: 80 euro in busta paga da maggio, che sarà strutturale e non una tantum, e sforbiciata del 10% all’Irap. Il costo sarà di 6,9 miliardi per il 2014 e 15 per il 2015. Questa volta in conferenza stampa Renzi non ha usato le famigerate slides ma dieci tweet con l’hashtag #oraics (ICS per indicare, anche, l’acronimo Italia Coraggiosa e Semplice).

A beneficiare del taglio all’Irpef saranno circa 10 milioni di persone che dichiarano tra gli 8 e i 26mila euro lordi l’anno, rimangono fuori, perora, incapienti e partite iva, per i quali è stato promesso un intervento nelle prossime settimane senza dare ulteriori dettagli.

Varie le norme per tagliare le spese. Tra le tante, la riduzione, drastica, delle auto blu che potranno essere nel numero massimo di 5 a dicastero mentre lo stipendio massimo dei dirigenti, definita “norma Olivetti”, sarà di 240mila euro all’anno, “revisione” del programma F35 per un risparmio di 150 milioni e lo sfoltimento, in tre anni, per le municipalizzate, da 8000 dovrebbero passare a 1000 e dei centri di spesa che da 32mila passerebbero a qualche centinaio, infine, è prevista la messa online, entro 60 giorni, di tutte le spese per evidenziare sproporzioni e inefficienze.

I 6 miliardi per quest’anno verranno trovati in 2,6 miliardi dall’aumento della tassazione (dal 12 al 20%) sulle rendite finanziarie e sulle plusvalenze (dal 12 al 26%) delle banche sul capitale di BankItalia, 1 miliardo dal taglio alle agevolazioni fiscali, 600 milioni dal gettito IVA, 300 milioni dalle somme, già certificate, riscosse dalla lotta all’evasione e un altro miliardo da quelle che Matteo Renzi, in conferenza stampa, ha definito “misure sobrietà”, ovvero tagli alle auto blu, al trattamento economico dei dirigenti pubblici, dai costi di riscossione e dalla soppressione delle tariffe agevolate per la campagna elettorale dei partiti. Infine ben 2,1 miliardi dai tagli all’acquisto di beni e servizi, equamente divisi, 700 milioni a testa, tra Stato, Regioni e Comuni. Nel particolare quest’ultimi avranno 60 giorni di tempo per individuare il miliardo e quattrocento di loro competenza, in caso contrario sarà il commissario alla spending review Cottarelli ad agire tagliando quelle voci che sono sproporzionate in base ai costi standard.

Alla domanda se ha paura che le misure previste saranno stravolte in Parlamento, il premier si è detto sicuro affermando che alcune di queste misure erano nella campagna elettorale di molti partiti e non avrebbero motivo per non votarle, in particolare il Movimento 5 Stelle.

Il ministro dell’Economia Padoan, nel particolare, si è dimostrato ottimista per la crescita che queste norme, unite allo sblocco dei pagamenti del P.A., dovrebbero innescare e quindi partecipare a centrare i target di finanza pubblica. Precisazione che è sembrata una risposta alla Corte dei Conti e alla Banca d’Italia che avevano espresso dubbi sui dati presentati nel DEF.

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