Crisi asiatica.
Fibrillazioni economiche e politiche.
– di: Anna Zhang –
Crollano nuovamente le Borse asiatiche, Shanghai perde il 7%, in tutta la Cina sono state sospese le contrattazioni. E la Banca centrale cinese annuncia una nuova svalutazione dello yuan dello 0,5%. Il prezzo del greggio scende ai minimi dal 2009 e l’Arabia Saudita, impegnata nella lotta contro l’Iran che potrebbe tornare ad esportare, offre maxi sconti all’Europa.
In simile quadro di un mondo che subisce la crisi strutturale di un modello di sviluppo, come un’auto che stia fondendo il motore, si inserisce la follia paranoica di un dittatore, il nordcoreano Kim Yong Un, succeduto al padre nel 2011 all’età di 28 anni nonostante la faccia grassa che pare di un frustrato immaturo, incapace con le ragazze, i coetanei e gli studi. In Corea del Nord è stato avvertito un sisma di magnitudo 5,1. Il terremoto ha avuto come epicentro uno dei siti dove il regime nordcoreano sta sperimentando ordigni atomici. E infatti si è trattato di una esplosione nucleare. “Abbiamo la bomba all’idrogeno” ha recitato un portavoce della dittatura alla televisione di Stato.
Tutto il mondo, questa volta all’unanimità, condanna gli esperimenti e le minacce della dittatura asiatica, dal Giappone alla Corea del Sud, dalla Russia agli Stati Uniti e la Gran Bretagna. Pure la Cina, fino ad adesso l’unica alleata del regime nordcoreano, questa volta prende le distanze da Pyongyang, si dissocia dal programma di espansione nucleare del dittatore e si dichiara pur’essa allarmata.
Si è tenuta una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu. E’ stata indetta pure una riunione d’emergenza del Consiglio nazionale sudcoreano, convocato dal presidente Park Geun-hye e i militari di Seul sono stati messi in stato di massima allerta.
Il Paese nordcoreano si trova già sotto embargo e isolato a seguito di una risoluzione dell’Onu, motivata dall’irresponsabile politica di armamenti sempre più distruttivi del regime mentre la popolazione soffre la fame. Non si sa come la comunità internazionale reagirà all’ennesima dimostrazione di sconsideratezza, ma preoccupa i governi il possesso di armi tanto potenti da parte di un regime in mano a un piccolo paranoico.