Scuola, si va verso sempre più verso le classi pollaio
A fronte di un aumento di 64 mila studenti non sono previsti aumenti negli organici dopo l’ultima circolare ministeriale
Riforme, tagli orizzontali blocco delle assunzioni e precariato hanno di fatto paralizzato il numero degli insegnanti, cristallizzando uno dei due fattori fondamentali della proporzione professori-studenti. Apparentemente sembra solo un gioco di numeri e di punti organico, nella realtà abbiamo in media un insegnante ogni 30 alunni. Soltanto nel corrente biennio si avranno sessantaquattromila studenti in più a fronte del numero di docenti che rimarrà invariato.
I dati sono impietosi a renderlo noto tra gli altri è il sindacato dei lavoratori della conoscenza Flc-Cgil che in una scheda tecnica spiega lo stato dei fatti: «Il MIUR, con la Circolare Ministeriale n. 34 del 1 aprile 2014 (e relativa bozza di D.I.) appena emanata sul personale docente per l’anno scolastico 2014-2015, ha attribuito, come di consuetudine da diversi anni, alle singole Direzioni Scolastiche Regionali una dotazione organica complessiva, da ripartire poi per le singole province e per i diversi gradi di scuola. Questa dotazione, per effetto dell’art. 19 c. 7 della legge n. 111/2011 (che dispone che neanche nel 2014-2015 si possa superare la dotazione del 2011-2012), è complessivamente uguale a quella dello scorso anno, ma si tratta come noto di una dotazione già pesantemente tagliata nel triennio 2009/10-2011/12 per effetto
della manovra del Governo Berlusconi»
Un quadrò disastroso che porterà all’aumento smisurato delle classi pollaio e abbasserà la qualità dell’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado. A riguardo critica anche l’Anief confedir che per bocca del suo presidente Marcello Pacifico chiede «al Governo e al Miur di mettersi all’opera per cancellare la norma anacronistica che vieta di incrementare i posti complessivi di insegnamento nella scuola pubblica: il comma 7 dell’art. 19 della legge 111 del 2011 aveva il compito di frenare l’innalzarsi delle cattedra, calmierando in tal modo la spesa per gli stipendi del personale. Ma il legislatore – conclude Pacifico – non aveva di certo fatto i conti con il ritorno all’aumento demografico e all’incremento costante di alunni stranieri. Se non si cancella in fretta quell’articolo di legge rischiamo ritrovarci con una quantità di alunni da dopoguerra o, peggio ancora, da terzo mondo».