Pubblicato: lun, 21 Ott , 2013

Canile municipale di Palermo, chiuso per quarantena

La decisione dopo l’ennesimo caso di leptospirosi. Le associazioni animaliste denunciano l’assenza dell’Amministrazione comunale

 

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Il posto che l’Amministrazione ha riservato a Renato, uno dei cani ospitati al canile municipale.

È ancora allarme sanitario al canile municipale di Palermo. Dal 24 settembre, l’Amministrazione comunale ha deciso di chiudere la struttura di via Tiro a segno, bloccando adozioni e ingressi, alla luce dell’ultimo caso di leptospirosi, riscontrata in un cane che era stato soccorso al parco della Favorita in seguito ad un incidente e purtroppo deceduto poco tempo dopo. «Abbiamo preso questa decisione per consentire di esaminare tutti i cani che ci sono all’interno senza fare entrare nuovi animali. Adesso attendiamo gli esiti dei veterinari e poi decideremo il da farsi. Fino a quando non avremo chiara la situazione, il canile resterà chiuso», ha detto l’assessore al Verde e alla Vivibilità Giuseppe Barbera.

La leptospirosi è una malattia infettiva acuta, trasmissibile all’uomo, che provoca gravi danni al fegato e che si contrae entrando a contatto con l’urina dei ratti. Da qui la chiusura del canile, con tanto di cartello appeso fuori dal cancello con la scritta «Quarantena» a caratteri cubitali, disposta dal dirigente del canile municipale Antonino Rizzotto, dopo le analisi dei veterinari. Vista la gravità del caso – ancor più se si pensa al sovraffollamento, che potrebbe facilitare la diffusione della malattia – la decisione di porre il posto in quarantena è comprensibile ma non giustificata, vista la mancanza in città di strutture ricettive alternative adeguate.

Un problema che, unito proprio a quello del sovraffollamento, non è certo una novità. Già ad agosto la situazione era al collasso e la presenza dei topi era stata più volte segnalata dai residenti, così come dai volontari che operano nella struttura. A settembre il canile sarebbe dovuto essere chiuso per ristrutturazione, al fine di ampliare i locali per poter eseguire in loco sterilizzazioni e microchippature, ma i lavori sono partiti con parecchie settimane di ritardo e a tutt’oggi il luogo risulta ancora inadeguato per ospitare gli amici a 4 zampe. Intanto l’assessore Barbera, a tutela della salute pubblica, ha disposto una derattizzazione straordinaria all’interno del canile e nel luogo del ritrovamento del cane infetto, a cura del personale RAP, nonché di una disinfezione straordinaria con presidi efficaci su tutte le superfici del canile.  

Nell’attesa di un restyling totale ed effettivo, il Comune di Palermo ha firmato una convenzione con il canile di Isnello, di proprietà dell’Ente Parco delle Madonie che l’ha affidata ai privati. Si tratta comunque di una soluzione temporanea per i 12 cani ospiti della struttura considerata all’avanguardia, un vero e proprio “resort” con ampi spazi e servizi ultramoderni, capace di combattere il fenomeno del randagismo garantendo agli ospiti condizioni di vita eccellenti. Altri cani, invece, sono stati trasferiti presso un canile in provincia di Modena, non senza polemiche da parte delle associazioni animaliste. Una decisione che, denunciano, sarebbe avvenuta senza alcun preavviso e soprattutto non tenendo conto del grado di adottabilità e adattabilità degli animali. Quei cani, infatti, erano ospitati all’interno dell’ex macello in attesa di ritornare al canile municipale, una volta terminati i lavori di ristrutturazione, ma – nonostante gli sforzi di operatori e volontari – mostravano ancora atteggiamenti di remissione e paura di fronte agli sconosciuti. Il prelievo dei cani, lamentano le associazioni, sarebbe avvenuto con le modalità di un vero e proprio blitz. «L’Amministrazione comunale ha dimostrato, ancora una volta, non soltanto di non avere a cuore la sorte dei nostri amici animali, ma di non tenere nemmeno conto dell’importanza del nostro lavoro, considerandoci dei semplici pulizieri». Ne è un ennesimo esempio il povero Renato, ultima vittima di questa assurda vicenda della chiusura, «ucciso due volte: la prima, da chi l’ha investito e non soccorso; la seconda, dalla nostra Amministrazione».

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