Pubblicato: lun, 20 Mar , 2023

Cambio nome della scuola a Castelvetrano, ma proprio una maestra era vicina a MMD

Indagata la maestra vicina al boss, già figlia e moglie di esponenti mafiosi.

Rimbalza in questi giorni la notizia del cambio nome della scuola elementare “Ruggero Settimo” di Castelvetrano. L’istituto viene dunque intitolato al piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un collaboratore di giustizia. Il bambino è stato rapito e ucciso, sciolto nell’acido, dopo 779 giorni di prigionia dai boss mafiosi Graviano, Bagarella, Messina Denaro e Brusca. Tuttavia, l’iniziativa arriva con uno sconcertante [desolante?] ritardo, dal ritrovamento del bimbo nel 1996 sono passati ben 27 anni. Ci si sarebbe aspettati che la cittadinanza e le istituzioni prendessero posizione subito, almeno per un fatto tanto atroce. Nemmeno le madri e i padri di quelle terre sono scesi in piazza per quella creatura strappata alla vita, per tutti i loro figli e per quelli che verranno. Invece è stato necessario attendere la consegna di MMD alle forze dell’ordine per avanzare una tiepida proposta di cambio nome. Iniziativa, peraltro, non particolarmente ben accolta da diversi docenti e genitori degli alunni di quella stessa scuola che fu frequentata anche da Matteo Messina Denaro e la cui abitazione storica sarebbe a pochi metri di distanza.
Un fitto silenzio avvolge ancora questi territori, tutti sanno – nessuno sa. All’assemblea per l’intitolazione del plesso scolastico, andata deserta da quasi tutti i genitori, istituzioni e referenti locali non si sono sbilanciati nel rispondere alla stampa sulla vicenda della maestra della scuola dell’infanzia “Capuana-Pardo” di Castelvetrano, distante appena dieci minuti a piedi dalle scuole elementari. Ma in un paesello di ventinove mila anime sembra lontanissima. La maestra Laura è figlia del boss Leonardo Bonafede, moglie di un altro personaggio di caratura criminale, Salvatore Gentile, essa stessa in contatto con MMD e per questo ora fermata dalle forze dell’ordine. Dai pizzini, scritti al maschile a nome di “cugino” o “amico” dall’insegnante, emergono sentimenti di chi si conosce da tempo e mantiene un rapporto stretto con Matteo Messina Denaro. La donna – che è indagata per favoreggiamento aggravato – sembra abbia avuto anche un ruolo di spessore nel coprire la latitanza dell’ultimo dei corleonesi.

“Da qualche giorno a questa parte tutta la Palermo bene ha le unghie ammucciate, nascoste”, dirà MMD pochi giorni dopo la sua cattura, nel carcere di alta sicurezza dell’Aquila. Un messaggio inquietante, con un sorriso esteso fino quasi alle orecchie, una specie di ghigno orribile, che spaventa e lascia presagire l’assoluta certezza che nessuno parlerà. Un retrogusto di amara sconfitta, la presa di consapevolezza che tuttora, a Palermo come in tutta la Sicilia, non sia possibile, o non si voglia, prendere le distanze nette da istituzioni opache, borghesia grigia, fiancheggiatori, affiliati, amici di condannati, esponenti delle consorterie mafiose. Non si fa. Non si può dire. Per paura, per quieto vivere, per opportunità. Le motivazioni sono davvero svariate, mentre la strada dell’intransigenza retta, quella che proprio non si piega, senza possibilità di compromesso alcuno, quella che non ha prezzo ma paga un prezzo altissimo, sembra davvero che nessuno abbia il coraggio di percorrerla.

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