Pubblicato: sab, 1 Apr , 2023

Approvato il decreto per il ponte sullo stretto di Messina

ma al sud mancano ancora strade, infrastrutture, mezzi e servizi 

Il decreto sul ponte dello stretto è stato firmato dal Capo dello Stato e va in Gazzetta ufficiale. Gli uffici hanno terminato gli ultimi approfondimenti, confermando il testo che era stato approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 16 marzo, come voluto da Salvini. Il costo stimato è di oltre 10 miliardi, ma ci si aspetta che aumenterà vertiginosamente. Sempre ammesso che si riesca a concretizzare. Ad inizio anno Silvio Berlusconi su Instagram aveva annunciato: «Apriremo finalmente i cantieri nei prossimi mesi». Lo scorso novembre, il ministro Salvini si era sbilanciato su una possibile data di apertura dei cantieri. L’obiettivo, aveva detto il leader della Lega, «è partire con i lavori nell’arco di due anni», entro la fine del 2024.

Vale la pena sottolineare, però, che Calabria e Sicilia si trovano in situazioni di abbandono e forte disagio, anche sui trasporti. La Sicilia, terra calda e stupenda, risente della mancanza di servizi e infrastrutture, pur essendoci almeno i collegamenti aerei. La Calabria, altrettanto bella ed eccezionale, è la regione più povera d’Italia e tra le cinque più povere d’Europa, con la peggiore qualità di vita e il maggior tasso di criminalità organizzata. Mancano strade, infrastrutture, servizi. Manca tutto. Si devono fare decine e decine di chilometri per qualsiasi cosa, dalla scuola al cinema, agli ospedali. Lontani dai parametri di efficienza ed efficacia, si aggiunge la mancata attuazione dei piani concernenti la mobilità sostenibile. Ne risentono inevitabilmente anche il turismo, la sanità, le attività commerciali e l’import/export.

Da Lamezia non vi sono collegamenti efficienti con città e paesi, addirittura la rete ferroviaria presenta un binario solo che non è mai stato ampliato per arrivare sul lato jonico. Una linea dell’800, non ancora elettrificata; viaggi di quattro ore per percorrere pochi chilometri. La tratta è utilizzata per lo più da lavoratori pendolari e studenti, ma le anziane littorine e la rete priva di ogni moderno comfort rendono ancor più pesanti gli spostamenti quotidiani. Il porto di Gioia Tauro è una grande opportunità non solo per la Calabria ma per l’Italia, tuttavia oggi è sfruttato poco meno del 20% del suo potenziale, anch’esso fortemente penalizzato dall’assenza di intermodalità e dall’obsolescenza delle infrastrutture ferroviarie e stradali. Al porto serve una ferrovia in modo che il container possa arrivare velocemente nelle altre città italiane e in Europa; una ferrovia che porti le merci sotto la pancia dell’aereo all’aeroporto di Lamezia. La Piana di Sibari, uno dei due polmoni produttivi regionali zona di eccellenza per la produzione di agrumi, drupacee e kiwi, fatica a raggiungere i mercati esteri.

La Calabria risente della totale mancanza di dialogo tra i servizi su gomma e quelli ferroviari, questi ultimi tediati dall’ulteriore carenza di collegamenti con le altre regioni. La Società Aeroportuale Calabrese SACAL ha ottenuto da ENAC l’appalto per Lamezia Terme (2009-2049) e successivamente quello per la gestione degli Aeroporti S. Anna di Crotone e Tito Minniti di Reggio Calabria (2017 – 2047). Tuttavia, ad oggi dei tre scali aeroportuali solo quello di Lamezia è attivo verso Italia ed Europa. L’aeroporto di Crotone sembra perfino in chiusura e non ha alcun collegamento con la città; mentre chi abita nelle zone di pertinenza dello scalo di Reggio Calabria è spesso costretto a prendere il volo su Lamezia per mancanza di orari o costi troppo elevati. Eppure, in poco più di un’ora di volo si potrebbero risparmiare due giorni di viaggio su strada. Le strutture potrebbero accogliere sale di attesa e biglietterie, spazi culturali, negozi, ristoranti. Anche quella di Crotone ha la metratura per essere riqualificata, punto fondamentale per la costa jonica.

Serve, dunque, realizzare concretamente infrastrutture utili ed efficienti. La Regione necessita dell’alta velocità, per connettere paesi e città. Ogni mattina partono dalla Calabria decine di autobus per il Nord: se ci fossero aerei e treni ad alta velocità certamente la gente non andrebbe a mettersi come sardine, schiacciata dalle 16 alle 21 ore per arrivare a Milano o Torino. Viaggi perfino più lunghi delle transoceaniche, bastano appena 8.30 ore per Milano-New York. Servono le infrastrutture, dalla Salerno-Reggio Calabria, Reggio Calabria-Taranto, la ss106 a quattro corsie tutta intera e non a spezzatino. E se da una parte si va a rilento e si assiste al tracollo di servizi ed infrastrutture, la ‘ndrangheta, invece, corre. Corre veloce, per fare affari e denaro.

Sicilia e Calabria sono attualmente tra le regioni più povere d’Italia e con la percentuale più alta di criminalità organizzata. Mancano servizi, infrastrutture, trasporti, strade, scuole, ospedali. Sicilia e Calabria necessitano dei servizi fondamentali, almeno le strade, prima di un grandissimo maestoso e interminabile ponte che di sicuro non eliminerà, tra i tanti, nemmeno i business dei traghetti.

 

 

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