Pubblicato: dom, 11 Dic , 2016

Anita Garibaldi. La nascita di un’ eroina, narrata in un fumetto.

Anita Garibaldi con la sua statua equestre trionfa sul monte del Gianicolo a Roma, ma pochi ne conoscono la vera storia, offuscata da quella di Giuseppe Garibaldi. Una storia d’amore tra loro che segnò la storia d’Italia, raccontata oggi anche dal disegnatore brasiliano Custódio, in un fumetto, tradotto in Italia da Giovanna Lojacono per la Verba Volant edizioni, a Roma per la fiera Più libri.

Intervista di: Monica Soldano

Jose Custòdio, lei è un illustratore brasiliano, che ha scritto nel 2010 la storia a fumetti di Anita Garibaldi in portoghese ed ora la riedita per l’Italia con la siracusana Verba Volant. Che cosa l’ha colpita di questa eroina dei due mondi?

jose-custodioIn Brasile è considerata una delle figure femminili più eroiche. Nacque il 30 agosto 1821, nel sud della provincia di Santa Catarina. Era dinamica, coraggiosa, si mise a combattere giovanissima, aveva 18 anni quando conobbe Giuseppe Garibaldi. Lo seguì ovunque, superando fatiche, pericoli e tormenti di ogni sorta. Vorrei che nelle scuole si conoscesse questa storia, anche se questo libro è rivolto a tutti.

Nella sua illustrazione ironica, affettuosa e curatissima, c’ è più invenzione o ricerca storica? Davvero lei conosce il dettaglio della tazza di caffè che Anita offrì a Giuseppe Garibaldi il 27 luglio 1839, appena approdato a Laguna e da cui nacque tutto?

Il libro, anche se è un fumetto, è unico nel suo genere. La parte iniziale con le schede della storia brasiliana è il frutto di una ricerca storiografica. Quelle pagine di storia sono davvero poco note e anche sulla vita di Anita, Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, esistono più tesi su alcuni fatti della sua vita, perfino del suo battesimo.

In che senso?

Si narra, ad esempio che fu battezzata , ma poi non si sono trovate le registrazioni nell’albo della chiesa, così come sulle circostanze della sua morte. Ma nel prossimo volume racconterò anche la storia del viaggio di 500 km , in Italia, che Anita fece da Roma a Ravenna, che fu incredibile per quei tempi.

Il tratto della sua matita rende Anita, sempre scattante, in movimento, dinamica, con una fisicità snella ma imperiosa. Dolce fino ad un certo punto, comunque folle nella sua rincorsa a seguire o inseguire Giuseppe Garibaldi, per il quale riuscì in imprese militari, anche eroiche.

Si, Anita, era preda di una forte passione personale e politica per il biondo eroe italiano, di nome Giuseppe. Altre donne in Brasile avevano combattuto per la loro terra, ma lei si è distinta per aver contribuito non poco anche all’impresa finale di Garibaldi in Italia, davvero attraversò i due mondi. Viaggiava anche con i figli al collo di pochi mesi e a ventotto anni ne aveva già quattro, quando morì, al seguito del suo amato Generale, per la fatica, ebbe una forte febbre. Sui dettagli si è discusso a lungo.

Le immagini parlano più di qualunque parola e le illustrazioni della prima ed ultima di copertina già tracciano la sua tesi, con colori decisi, ma caldi, sempre affettuosi, solari. Dalla copertina del libro appare la figura di Anita combattente, su di una barca, con lo sguardo determinato ed in braccio un fucile. Alla fine del libro, la copertina con una mano sul fianco, lo sguardo soddisfatto e la bandiera dell’Italia, ma all’interno, è Giuseppe Garibaldi che guarda Roma dall’alto del Gianicolo, a cavallo. E’ come se lei volesse dirci, che Anita è la protagonista vera di un sacrificio forte, destinato a cambiare l’Italia, ma che nella storia ufficiale, è stato attribuito solo a Garibaldi. Sto esagerando?

E’ sorprendente questa lettura, perché in parte è proprio così. Infatti la prima immagine ricorda lo scoppio di un cannone, il primo crash da cui Anita si salvò miracolosamente, per poi concludere il suo destino, da cui l’Italia e Giuseppe Garibaldi trassero linfa vitale. Questo è accaduto per molte figure femminili della storia, ma di Anita davvero per un lungo periodo si sono perse le tracce. Ed io ne racconterò ancora.

Il racconto del fumetto inizia dall’arrivo di Anita il 21 giugno 1848 nel porto di Genova, dove lei che anticipò l’arrivo di Garibaldi fu accolta con onore. Come mai nell’Italia del 1848, una giovane madre brasiliana di 27 anni viene acclamata come un’ eroina?

Si certo, era proprio così. Anita, incinta di quattro mesi lo raggiunse, poi, a Roma il 26 giugno, ma le tappe furono molte e dure. Si ammalò e morì il 4 agosto 1849. Il suo corpo fu sepolto e dissepolto varie volte, finchè nel 1932 la salma fu traslata a Roma nel monumento equestre dello scultore Mario Rutelli sul colle del Gianicolo, da cui sono stato folgorato, quando l’ho visto e l’ho disegnato anche nel libro per onorare l’Italia ed Anita.

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