Alitalia-Etihad, forse è fumata bianca
L’ipotesi di una newCo potrebbe far cadere le resistenze delle banche ma non mancano i dubbi.
Quando l’accordo tra Alitalia ed Etihad sembrava sul punto di saltare per il no irremovibile di Intesa alla proposta degli arabi di ristrutturazione del debito, è stato trovato l’uovo di Colombo che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, permettere la felice conclusione delle trattative.
Verrà creata una newCo, partecipata al 49% da Etihad e al 51% da CAI che darà vita al nuovo vettore che già, in ambiente giornalistico, è stata informalmente ribattezzato Alihad. Dentro questo contenitore andranno a finire le parti “buone” di Alitalia ovvero i mezzi, gli slot, le tratte e i lavoratori necessari a rendere la compagnia operativa. A dare la benzina iniziale alla newCo sarà il sostanzioso aumento di capitale di circa 500 milioni di Etihad e 200 milioni dei soci italiani.
Accanto ad “Alihad” verrà creata una bad company in cui confluiranno i contenziosi legali, i debiti e gli esuberi che saranno in capo ai soci dell’attuale Alitalia. Tale schema non è nuovo, proprio la compagnia di bandiera italiana utilizzò, per evitare il fallimento, questo accorgimento allorché la vecchia Alitalia pubblica, nel 2009, lasciò il posto alla CAI.
L’accordo non è ancora definito e martedì l’ad Del Torchio incontrerà i vertici della compagnia mediorientale, ad Abu Dhabi, per fare un ulteriore passo avanti e iniziare, forse, a mettere nero su bianco il compromesso raggiunto. L’ottimismo è tanto ma non mancano i dubbi: da un lato Colaninno, presidente CAI, non ha mai interrotto i contatti con Air France e oggi il ministro Lupi ha definito inaccettabile l’idea di una bad company. Alitalia è un’azienda totalmente privata ma, data la sua importanza, il Governo è un attore partecipe alle trattative quindi non è da escludere che l’intervento di Lupi possa fermare o quantomeno modificare l’intesa. Inoltre resta da vedere chi si accollerà la bad company, ovvero se le banche accetteranno di farsi carico dei debiti.
Dubbi anche da parte dei sindacati i quali, ovviamente, chiedono numi sul piano industriale. L’accordo con Etihad, rispetto a quello paventato in passato con Air France, permetterebbe ad Alitalia di mantenere il suo status di importante vettore internazionale ma ancora non è chiaro quale sarà il destino degli esuberi previsti, probabilmente 3000, e quale, nel dettaglio, la sorte degli scali italiani, Malpensa in primis.